Franco Antoci: “L’inesperienza dei grillini frena l’azione del Comune”

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Il clima politico incerto ristagna sul Comune di Ragusa. Una maggioranza messa a dura prova che ancora non ha chiuso il cerchio nemmeno sulla composizione di tutte le commissioni consiliari, una opposizione parcellizzata il cui percorso è sempre più difficile da identificare, un centrodestra disintegrato dall’esito degli ultimi appuntamenti elettorali, il ritorno di Forza Italia e la crisi del Governo regionale. Questi gli spunti venuti fuori dall’incontro con Franco Antoci, candidato sindaco del centrodestra uscito al primo turno delle ultime amministrative di Ragusa.

Lo storico presidente della Provincia, esponente di indubbia esperienza politica, amministrativa ed istituzionale, traccia un quadro significativo delle attuali dinamiche a Palazzo dell’Aquila, ripercorrendo le fasi che hanno determinato il voto di giugno senza mai smettere di guardare in prospettiva futura.

 

E’ trascorso abbastanza tempo per poter iniziare a farsi una idea della gestione del Comune da parte della Giunta Piccitto?

Cento giorni sono già passati. Nel corso della faticosa campagna elettorale abbiamo dovuto spesso illustrare, durante i numerosi incontri con le diverse forze produttive del territorio, il nostro programma a breve scadenza. Non ricordo esattamente le varie voci dell’elenco esposto puntualmente dall’esponente grillino, io rispondevo sempre che nei primi cento giorni ci saremmo dedicati alla predisposizione del bilancio, l’unico strumento che avrebbe consentito al Comune di gettare le basi per una azione politica concreta ed efficace. Noto con rammarico che attualmente la Giunta Piccitto non ha fatto neanche questo. Sicuramente l’inesperienza politica ed amministrativa ha frenato l’azione del Comune, ma a questo punto diventa urgente iniziare a dare risposte alla città.

 

Quanto sarà importate il ruolo dell’opposizione?

In consiglio vige una situazione molto particolare, poco rappresentativa del reale peso delle varie compagini politiche, che è frutto delle scelte compiute in campagna elettorale dai miei colleghi candidati. Ricordiamo che i 18 consiglieri Cinque Stelle corrispondono appena al 10% delle preferenze politiche venute fuori dal voto. Pertanto i monogruppi diventano fondamentali affinché la voce dei cittadini sia almeno rappresentata in consiglio. Certamente ciò determina un problematico appesantimento delle commissioni e della conferenza dei capigruppo ma tutto ciò era facilmente prevedibile e quindi evitabile.

 

Fa riferimento alla scelta del candidato Giovanni Cosentini di non ufficializzare nessun apparentamento politico?

Io non avrei mai agito in questo modo, per il bene della città.

 

Ritornando alle elezioni amministrative, ha qualcosa da rimproverarsi o rifarebbe le stesse scelte?

Abbiamo perso per 170 voti, è questa la realtà. Per il resto non credo di avere compiuto errori. No rifarei tutto allo stesso modo. Ho cercato con il dialogo e la mediazione di proporre alle elezioni la stessa coalizione che avevo rappresentato per ben due mandati alla Provincia. E’ innegabile che i protagonismi, sebbene sul piano personale sono il frutto di legittima ambizione, hanno di fatto decretato il fallimento politico di tutta l’area di centrodestra. Non volevo candidarmi eppure alla fine sono stato chiamato a farlo. Ho deciso secondo coscienza, per quello che ho reputato e reputo tuttora il modo migliore di servire la mia comunità.

 

Cos’è andato storto?

Una parte della mia stessa coalizione ha remato contro, seguendo ottuse strategie frutto di sciocchi calcoli politici.

 

Nel centrodestra torna Forza Italia, una eventualità che potrebbe coinvolgerla?

Non entro nel merito della questione poiché non sono mai stato interessato e non credo potrò esserlo soprattutto adesso, alla luce della frammentazione del PdL ibleo e delle varie contraddizioni di cui si è reso protagonista.

 

Quale sarà allora il futuro del suo movimento?

Noi ci poniamo al centro e nelle prospettive nazionali non escludo l’aggregazione ad un soggetto politico espressione del popolarismo, una forza legata ai valori democratici del nostro paese.

 

Cosa pensa della crisi attraversata dal Governo Crocetta?

Le contraddizioni della coalizione a capo della Regione sono sotto gli occhi di tutti. Crocetta è il protagonista della politica dell’annuncio più che dei fatti. Un esempio per tutti la questione delle Province. Si sono di fatto smantellate delle realtà amministrative perfettamente funzionanti senza avere neanche in prospettiva una soluzione adeguata al problema e al disagio creato alla comunità. Incombe la scadenza di dicembre che lo stesso Governo si era data per proporre un riordino, ma mi pare che non sia stato fatto ancora nulla. L’unica via rimane quella della proroga del mandato ai Commissari, figure nominate per gestire una macchina amministrativa svuotata di qualsiasi funzione, capace a stento di assicurare lo stipendio ai dipendenti e che magari si fregiano di qualche medaglietta per i risultati positivi ottenuti grazie alle azioni di chi ha governato prima di loro.

 

Infine, pensa ambire in un prossimo futuro a rivestire qualche ruolo di rilievo?

Ho imparato che in politica le circostanze mutano rapidamente, ma non è nelle mie intenzioni. Credo che ogni cittadino non debba smettere mai di occuparsi di politica e questo si può fare in svariati modi. Certamente non mancherò di mettere a disposizione il mio contributo di esperienza e cultura politica.