Nell’ambito di una serie di controlli predisposti dal Questore di Ragusa Giuseppe Gammino, questa mattina gli uomini del commissariato di Modica hanno tratto in arresto il 51enne Stefano Giuseppe Arrabito. L’uomo residente a Donnalucata, pluripregiudicato, sottoposto all’obbligo di soggiorno nel Comune di Scicli è stato sorpreso a Modica a bordo di un’auto di grossa cilindrata.
L’uomo non ha saputo dare spiegazioni sulla sua presenza a Modica e alla luce dei suoi precedenti specifici per reati contro il patrimonio è stato tratto in arresto.
L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Modica a disposizione dell’ A.G.
Il rafforzamento dei servizi di prevenzione e repressione, hanno consentito, inoltre questa settimana, di denunciare due persone, per i reati di danneggiamento e porto abusivo di armi improprie e per il reato di uso di atto falso.
In particolare, una donna residente a Modica è stata denunciata in stato di libertà per avere danneggiato con un taglierino le carrozzerie di due autovetture parcheggiate nel quartiere Sacro Cuore. Un pregiudicato catanese di 51 anni è stato invece fermato a bordo di un’auto con contrassegno assicurativo risultato falso.
Nell’ambito degli stessi controlli alcuni soggetti pregiudicati provenienti da altre province sono stati identificati per verificare i motivi che li avevano portati a Modica. Poiché non hanno saputo giustificare la loro presenza, il Questore di Ragusa ha disposto nei loro confronti il foglio di via Obbligatorio con Divieto di Ritorno nel territorio di Modica.
La Polizia di Modica infine ha svolto controlli nelle aree agricole dove erano state segnalate delle aggregazioni di cittadini stranieri.
In particolare, nel territorio di Ispica, sono stati individuati ed identificati alcuni cittadini provenienti dell’Est Europa, che vivevano in una sorta di baraccopoli. Gli agenti hanno appurato che il gruppo di stranieri veniva “Ospitato” in baracche e roulottes fatiscenti, senza energia elettrica e privi di servizi igienici, e che i titolari dell’azienda ispicesi, sfruttavano la loro manodopera in nero.