Gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Vittoria, al termine di una lunga attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, alcuni giorni fa hanno tratto in arresto un vittoriese di 46 anni, bracciante agricolo ed incensurato, ritenuto responsabile del reato di atti persecutori.
L’uomo è stato raggiunto presso la sua abitazione dove gli è stata notificata un’ordinanza che dispone la misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari dr. Giampiccolo, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica dr. ssa Maone.
Il procedimento penale è scaturito a seguito di una iniziale denuncia presentata nel gennaio scorso presso il Commissariato di Vittoria dalla vittima, una donna di 45 anni, alla quale hanno fatto seguito una serie ripetuta di ulteriori denunce, per il realizzarsi di un’escalation violenta, anche nei confronti di altre persone, oltre la donna.
La vicenda inizia dopo il fallimento del rapporto coniugale, nel dicembre 2012, con presentazione di ricorso per separazione consensuale, e prosegue con atti persecutori fino all’agosto scorso. E’ tutta caratterizzata da atti persecutori e molestie che scaturiscono dalla intensa gelosia dell’indagato nei confronti della moglie, che ha prima frequentato e poi allacciato un rapporto affettivo con un altro uomo e che hanno finito per coinvolgere e turbare la sfera personale anche dei due figli della coppia e del compagno.
Le molestie e le persecuzioni si succedono in un crescendo allarmante di gravità. Prima erano fitte telefonate, anche sul luogo di lavoro della donna, mute, poi ingiuriose; poi sono consistite nell’indirizzare ai figli richieste di mediazione per il recupero del matrimonio e informazioni su ciò che la madre stesse facendo; poi ancora negli appostamenti all’esterno dell’abitazione della moglie, nel pedinarla, seguirne gli spostamenti seguendola con la macchina; ed ancora nel danneggiare per ben quattro volte l’autovettura del nuovo compagno della moglie, che era costretto, per il timore, a non recarsi più a lavoro a bordo della sua autovettura, a limitare le visite alla compagna e, quando lo faceva, a parcheggiare il veicolo lontano dall’abitazione della donna al fine di non essere rintracciato, e che subiva comunque il danneggiamento del parabrezza anteriore, mandato in frantumi, poi di quello posteriore, poi ancora di quello anteriore e successivamente anche del paraurti, del cofano anteriore e del vetro dello sportello anteriore, frantumato col lancio di un grosso masso. In ben tre dei citati episodi, delle telecamere di sorveglianza hanno immortalato l’azione delittuosa riprendendo l’indagato mentre pone in essere le condotte.
Infine sono consistite nel minacciare di morte direttamente, ed indirettamente, per il tramite dei figli, sia la moglie che il compagno della moglie fino a paventare in alcuni casi l’annientamento di tutti gli attori della vicenda, egli stesso compreso.
Il Giudice ha ritenuto di applicare la misura cautelare degli arresti domiciliari per il reato di atti persecutori in danno sia dell’ex moglie che del compagno di quest’ultima.