Battiato ha inaugurato il XV VideoLab Film Festival

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Franco Battiato ha inaugurato il XV VideoLab Film Festival. 1.500 spettatori-cinefili hanno affollato il Museo Archeologico di Kamarina. Il festival, fondato e diretto dal giornalista e scrittore Andrea Di Falco, ha ricevuto uno straordinario battesimo.  Del musicista e regista siciliano è stato proiettato il film d’esordio: PerdutoAmor. L’incontro con l’autore è stato curato da Sebastiano Gesù, storico del cinema. Sul palco, insieme a Battiato, era presente anche gli attori Luca Vetrano e Lucia Sardo. Tra gli ospiti del festival, l’attore Willem Defoe e la regista Giada Colagrande.
Secondo Sebastiano Gesù, “PerdutoAmor,  è un film che, rivisto oggi, risulta ancora attuale. Perché ci sono elementi da racconto di formazione. Dopodiché, sono presenti temi quali l’esoterismo, il tantra, il femminile, il maschile”. Franco Battiato pensa che, “a proposito di tantra, gli esseri umani non sappiano fare sesso. E poi, al cinema, la sessualità viene sempre rappresentata in modo rozzo, volgare”. Gesù chiede al regista quanto di autobiografico ci sia nel film. Il musicista ammette di essersi ispirato alla propria infanzia. “Mia zia – ha detto Battiato – insegnava cucito a sedici ragazzine che  non avevano letto niente. Ma avevano una grande capacità di osservazione che oggi si è persa”. La sceneggiatura del film è legata ai luoghi della memoria. Ripresi in PerdutoAmor. Vale a dire: Ragusa, Ispica, Vittoria, Catania. Per Battiato, “l’amicizia non esiste nel lavoro. Mi piacciono le facce. La bellezza non c’entra con la bravura”.  L’artista, infine, annuncia la regia del prossimo film su Haendel. Che vedrà la partecipazione proprio di Willem Defoe.
Dopo la visione del film sono stati proiettati documentari d’epoca, sulle tradizioni e i mestieri siciliani.
Stasera prende il via il Concorso Internazionale dei Corti del Cinema d’Arte Mediterraneo di Kamarina.
Che si compone di due sezioni: Cortometraggi Mediterranei e Documentari Mediterranei. Sono 21 i corti ammessi al concorso (10 stranieri). Sono 30, compresi quelli diretti da Roberta Torre. Alla regista, che interverrà nel corso delle tre serate conclusive, il festival dedica, infatti, una retrospettiva del suo cinema breve: Visioni in corto di Roberta Torre. Si comincia con la visione di Zia Enza è in partenza (Italia 1992, 5’).  Un corto che pone due inquietanti interrogativi che tormentano, da sempre, l’uomo. Si prosegue con Tragediatrice (Italia 2000, 15’). Uno studio su una tragedia contemporanea. Volti di uomini dalla fisionomia tipicamente siciliana, in un Nonluogo. Nel quale, una madre gravida, gira vorticosamente su se stessa, quasi fosse il moto di un pianeta nello spazio. E ripete ossessivamente: “Tutti miei figli, tutti, tutti miei figli…”. Il terzo corto della prima serata dedicata alla Torre è Con occhi diversi (Italia 2011, 2’). Video realizzato per la prima edizione del Sicilia Queer Film Fest, gioca sui corpi e sui volti di uomini e donne, sul movimento di mani che coprono e scoprono le espressioni, i sentimenti, i pudori degli esseri umani.
I sette corti del concorso internazionale in programma stasera: Suoni d’oc (Italia 2013, 23’) di Daniele Greco e Mauro Maugeri, che racconta la storia del liutaio Giuseppe Severini, il quale costruisce strumenti musicali medievali cercando di restare fedele alla tradizione.
More than two hours (Iran 2013, 15’) di Ali Asgari, che narra le vicende notturne di un ragazzo e una ragazza che vagano per la città, in cerca di un ospedale che si prenda cura della donna.
Cuorenero (Italia 2011, 16’) di Aldo Rapè, fotografa l’incontro tra un giovane pescatore siciliano dai modi burberi e una migrante che chiede aiuto, mentre l’uomo si trova sulla barca, in mezzo al mare.
No signal (Italia 2012, 10’) di Raffaele Carro, che mette alla berlina le solitudini di due vicini molto diversi. Che lottano per il comando di un’unica antenna parabolica.
Mi ojo derecho (Spagna 2011, 15’) di Josecho de Linares, racconta la storia di Zurdo, un bambino che nutre un affetto speciale nei confronti della nonna.
Eye Drops (Israele-Palestina 2012, 23’) di Mohammad Bakri, che descrive un singolare rapporto d’amicizia tra un attore e l’anziana vicina di casa, sopravvissuta ai campi di sterminio.
Genesi (Italia 2012, 18’) di Donatella Altieri, che narra l’esperienza tragica della morte di un figlio e la via delicata e silenziosa per superare il dolore.