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L’estate, si sa, è la stagione degli svaghi e degli appuntamenti culturali. Questi ultimi, da qualche anno a questa parte, sono diventati abbastanza numerosi in tutte le zone della Sicilia. Anche in provincia di Ragusa non sono mancate, soprattutto in Agosto, le occasioni per intrattenere i turisti i quali, malgrado le pecche (piccole e grandi) del territorio in termini di servizi, continuano ad apprezzare l’ospitalità iblea. Pensate cosa potrebbe diventare il comparto turistico per tutta la provincia se le amministrazioni comunali si dimostrassero più attente alle esigenze dei forestieri; se i centri storici fossero animati da artisti di strada; se i commercianti si raccordassero sugli orari di chiusura dei negozi; se si privilegiassero le isole pedonali; se si curassero i collegamenti tra le città e le zone archeologiche; se si rinnovasse la segnaletica stradale in modo da non fuorviare il senso di orientamento degli automobilisti che, per esempio, non usano il navigatore; se, soprattutto, si pensasse in tempo a preparare la stagione estiva in modo da farla durare molto di più dei quindici/venti giorni di Agosto. Troppi se? Magari elencati così sembrano tanti. La prospettiva cambia nel momento in cui si volesse razionalizzare il lavoro organizzativo affidando a persone competenti i vari settori che, messi insieme, darebbero come risultato una programmazione allettante e non improvvisata alla giornata. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricorrere alle deprimenti “questue politiche” dell’ultimo momento per ottenere un contributo regionale dall’assessore di turno. Questa estate si è assistito ad uno spettacolo poco edificante: amministrazioni comunali che elemosinavano qualche migliaio di euro per una sagra, una mostra, uno spettacolo musicale. Tutto (si fa per dire) salvato dall’intervento provvidenziale del parlamentare di turno. Un ritorno al passato che non si addice ad un territorio, quello ibleo, che ha potenzialità simili, se non superiori, alle solite mete turistiche isolane. Ma bisogna pensare in tempo a proporre gli eventi da inserire in un calendario regionale in cui, ancora oggi, prevalgono regole improntate alla “clientela” da Prima Repubblica. Per eliminare queste pessime abitudini bisogna fare, quindi, ricorso alle professionalità che generano la validità delle proposte. La speranza è che alle “questue” politiche si sostituisca la forza della meritocrazia. E, se volete, potete anche chiamarla “dignità”.