L’estate sta finendo e un anno se ne va sto diventando grande lo sai che non mi va. In spiaggia di ombrelloni
non ce ne sono più…. Così diceva il successo dei Righeira del 1985.
Invece per chi vive l’accessibilità come condizione discriminatoria il testo potrebbe essere modificato in questo modo: L’estate sta finendo e sono ancora qua, guardo gli altri fare il bagno, non è una novità…
Mentre in Svizzera si realizzano 460 km di passeggiate montane senza barriere, a Marina di Ragusa, si realizzano i lungomari privi di accessibilità in spiaggia per i disabili, e dove questa preesiste, si pensa bene di non munire la spiaggia di pedane per l’accesso al mare.
Giusto, ma le pedane servono per le docce. Non abbiamo considerato questo particolare. E’ vero, non viviamo in Svizzera ma nel profondo sud, sulla riva del mare che guarda verso l’Africa passando attraverso Malta.
Sulle spiagge della nostra frazione turistica, quasi tutte le docce pubbliche sono munite di pedane in legno AMOVIBILI! Ovvio, giusto e corretto nei confronti dei bagnanti dare un minimo di servizio rispettando i canoni di civiltà ed accoglienza che una località turistica deve garantire, evitando le fastidiose scottature ai piedi per raggiungere la tanto agognata doccia.
L’unico accesso pubblico alla spiaggia per i disabili esistente è quello che da Piazza Torre, che passa a fianco i bagni pubblici. Peccato che questo non serva per portare i disabili al mare come recita la legge, ma bensì a fare il salto verso il vuoto. E con un salto di oltre 20 cm chi acrobaticamente intendesse utilizzarlo si ritrova in spiaggia, ma affossato nella sabbia asciutta e soffice che il nostro litorale ci regala. Ma questo è solo un dettaglio che riguarda i pochi, già, le categorie definite “deoboli” o ancor peggio gli “invisibili” quelle per le quali da sempre si fa a gara per individuarle con terminologie astratte, quali diversabili, diversamente abili, handicappati o disabili. Ma mai con la giusta terminologia che ne definisce la dignità, persona umana con un nome e cognome, come tutti, con pari diritti degli altri.
Appunto i diritti, quella cosa per la quale in campagna elettorale i politici si spacciano e si spendono come portatori del loro rispetto, e dopo reindossano la loro veste di concessori di cortesie, o di pietismo becero e meschino del quale solo chi vive nella pura ignoranza o necessita di stare all’ombra di chi per potere divino le elargisce facendone pesare anche la provenienza.
Questa estate a Marina di Ragusa, abbiamo problemi di carattere diverso, che naturalmente attirano l’attenzione del popolino, che nell’attesa dell’Addio all’Estate, si dibatte e si dimena davanti alla mancata autorizzazione per la posa del famoso ”Palo a Mare”. Il palo fa notizia e rimane essenziale per andare verso la stagione invernale.
Invece non fa alcuna notizia il fatto che grazie a qualche bella testa pensante, anche quest’anno i disabili ragusani sono stati costretti a dirottare la propria attenzione verso altri lidi marini e se non fosse stato per la piena disponibilità dimostrata dai gestori de “La Ola” che a proprie spese hanno permesso l’accessibilità libera sulla battigia antistante il loro stabilimento, non ci sarebbe stata nemmeno una possibilità remota di praticare la spiaggia libera ragusana. E a proposito di belle menti pensanti, chissà se la nuova amministrazione un giorno possa decidere di individuare i responsabili della discriminazione volontaria nei riguardi dei disabili per la mancata accessibilità sulle spiagge ragusane. Staremo a vedere e intanto L’estate sta finendo e un anno se ne va……
Il Comitato Ragusa Contro le Barriere