Un aumento del 600% del canone base applicato a tutte le concessioni demaniali dal primo gennaio 2013. Una decisione, presa dalla Regione siciliana, che potrebbe “avere effetti devastanti per l’equilibrio finanziario della Convenzione stipulata” tra Comune e società di gestione del Porto turistico di Marina di Ragusa. E così Palazzo dell’Aquila corre ai ripari ed impugna, dinanzi al Tar di Palermo, il decreto del presidente della Regione con cui si dispone l’aumento esponenziale del canone di concessione. Un ricorso che il Comune presenta insieme alla società Porto turistico di Marina di Ragusa spa. Il Comune aveva ottenuto la concessione demaniale nel 2008. Sulla base dell’accordo con la società che ha realizzato il porto, la gestione della concessione doveva essere assicurata dalla società stessa. E così è stata avanzata richiesta all’assessorato regionale al Territorio e Ambiente per un sub ingresso, in modo che anche ufficialmente la concessione fosse a carico della società. L’undici marzo scorso la Regione ha intimato al Comune e quindi alla società di gestione del Porto di pagare immediatamente i canoni di concessione demaniale per il periodo 2009-2013 per un importo di 860.933 euro. Senza il pagamento di queste somme non sarebbe stato concesso il sub ingresso della società Porto turistico al posto del Comune. Tali somme, però, la società di gestione del porto non era intenzionata a versarle in un’unica soluzione, ed ha così chiesto, il 9 aprile scorso, un piano di rientro con un pagamento di 60.000 euro immediate e la restante parte dilazionata in dieci anni a partire dal 2014. Al 15 luglio, però, dalla Regione non è arrivata alcuna risposta. La società, come si rileva nella delibera di giunta con cui si stabilisce il ricorso al Tar, teme che questo “silenzio” sulla proposta di dilazionare il pagamento sia legata al fatto che la Regione voglia applicare il maxi aumento del 600% anche alla concessione per il porto di Marina. Una situazione assai rischiosa sia per le casse comunali che per quelle della società, si rileva sempre nella delibera della giunta. Ad oggi il canone annuo è di circa 190.000 euro. Un maxi aumento determinerebbe una non sostenibilità finanziaria della convenzione con la conseguenza che il Comune potrebbe trovarsi costretto a dover sostenere, interamente, tali enormi spese. La difesa del Comune è stata affidata all’avvocato Sergio Boncoraglio.