Il primo workshop promosso nell’ambito del progetto Borgo degli Artisti gira intorno ad un racconto. Una favola, una storia di fantasia: la stessa che i partecipanti impiegheranno per ripensare San Teodoro e farne un vero e proprio centro culturale nel cuore di Modica Alta, la sede – che ci si augura possa essere permanente – da cui muovere questo processo di ricerca e innovazione.
Francesco Lucifora, del CoCA di Modica, l’ha proposto ai partecipanti quasi come una provocazione: i protagonisti sono Teresa e Teodoro, due che Modica Alta la conoscono bene. “Teresa ama parlare dei luoghi visibili, della città conosciuta e degli spazi percepiti dalle persone come simboli della loro identità, Teodoro si sofferma sui luoghi che non riesce a vedere e sulla mancata percezione dei dettagli, dei cortili e degli angoli non percorsi nella città alta”, è scritto in questo racconto.
E allora ecco che dentro la scuola di San Teodoro, adesso sede del Borgo degli Artisti, si aprono spazi inediti che sono stati vissuti nella funzione normale di un istituto di formazione, ma che oggi nel presente di nuove funzioni possono mostrare connotazioni non previste o diventare qualcosa di impensabile. “La scuola/borgo – spiega Lucifora – gode, rispetto al resto della città alta, di una posizione interna, di passaggio, quasi l’inizio di un tragitto o la fine di un passaggio. E’ da annotare anche una posizione sottomessa rispetto alla prima pelle stradale, la discesa che porta qui denota l’azione del discendere al di sotto di un livello. Partendo da questa posizione di cuore (centralità) e di discesa (scomparsa) sembra che questo edificio/luogo possa, allo stesso tempo, essere il motore di un intervento (urbano) pur rimanendo in questa posizione di quasi invisibilità. Tre spazi, dentro l’edificio, attirano l’attenzione: il giardino (con palma), la palestra (corridoio) e il cortile (campetto) per la loro posizione e relazione rispetto al resto, la condizione in cui si presentano e la contiguità che li caratterizza”.
Su una nuova percezione di questi spazi si stanno esercitando i partecipanti al workshop, che hanno già iniziato a declinare concretamente la propria idea di intervento: “La chiave di volta di ogni azione – spiegano i ragazzi – è legare il passato ed il futuro con questo gesto presente, fra Teodoro e Teresa, la creazione di un fusto che dalla radice possa attingere per produrre un frutto. Il simbolo di questo momento è la palma, indiscussa regina – seppur detronizzata della sua chioma – del giardino dell’ex istituto scolastico: un candido cavaliere le sta ridonando una nuova vita. La gente della città alta ha incontrato già alcuni degli artisti che in giro per le vie raccoglie materiale per gli allestimenti. Il popolo lo sa. Il popolo sarà lì ad acclamare la sua vecchia nuova regina”.