Siamo sempre più abituati a ricevere nelle caselle di posta delle nostre redazioni giornalistiche, comunicati e valutazioni su qualunque cosa, da questioni politiche e amministrative, a valutazioni sull’operato degli enti e finanche esternazioni di singoli o associazioni.
Come il nostro ruolo di informazione impone, ciascun comunicato stampa o comunicazione viene letta, valutata e se si ritiene meritevole pubblicata, ma arriva un momento in cui c’è un limite a tutto, e dove riteniamo che il valore e la dignità del silenzio debbano avere la meglio, perchè, sebbene ciò che si scrive potrebbe essere corretto, risulta totalmente errato nei tempi e nelle modalità. Ciò avviene quando qualcuno, dinnanzi tragedie umane e familiari, si sente in dovere di trasmettere un documento, nel cui merito appunto non si può criticare nulla, ma che risulta totalmente inopportuno proprio sulla tempistica.
E’ il caso di alcuni comunicati giunti alla nostra redazione dopo l’incidente di sabato sera a Caucana, dove ha perso la vita un quindicenne ragusano, che si è schiantato col proprio motorino contro un’autovettura.
Perchè chi ritiene di fare ciò, in barba al dolore altrui, ha questa fregola di dir la propria su un evento drammatico e lacerante? Lo fa per scuotere le coscienze? Lo fa perchè, magari, dire la stessa cosa tra qualche giorno potrebbe non sortire l’effetto desiderato? O soltanto per dover a tutti i costi essere sulla notizia?
In qualunque di questi casi, esprimiamo disappunto. Ci sono vicende talmente personali che non possono essere passibili di commenti e non bisogna neanche cavalcare la cosiddetta onda emotiva, per avere quella piccolissima finestrella di visibilità a tutti i costi, oggi ricercata.
Tutto ciò potrebbe apparire vacuo, considerato che appositamente non sono riportati cenni circostanziati su ciò di cui si sta parlando, ma chi ha scritto, andando oltre quel senso di semplice pudore, sa che ha incassato il disappunto della nostra redazione. E non perchè ci ergiamo a censori, ma perchè ciò che afferisce, genericamente, alla cronaca è un ambito talmente delicato e tecnico, che aggiungere ulteriori orpelli appare di cattivo gusto. A maggior ragione se a un fatto drammatico e tragico, dovessimo riportare a latere il grido di allarme di chi ritiene che le istituzioni, di qualunque natura siano, debbano agire.
Torniamo a dire che, nel merito, il grido d’allarme lanciato, non è passibile di giudizio, ma sarebbe stato opportuno rispettare i tempi del dolore e non dover avere la frenesia di dire subito ciò che si pensa, perchè si rischia, come nel caso in oggetto, di svilire il grande dono del silenzio, dignitoso e necessario, il molte occasioni.