C’erano decine di giovani, ieri sera a Sampieri. Ma non solo. C’erano anche i rappresentanti dell’Associazione Libera, e c’era la senatrice Venerina Padua. Di parole ne sono state dette tante, ma la cosa davvero importante era proprio quella: esserci. Per dimostrare che in quest’angolo della Sicilia alle intimidazioni non si risponde né col silenzio né con la viltà dell’isolamento: si risponde facendo rete, unendo le voci per dire “no” e unendo le braccia per ricostruire.
Il chioschetto di Sampieri, che è stato dato alle fiamme nella notte tra giovedì e venerdì, è stato già quasi interamente ricostruito: questo è stato possibile grazie alla determinazione della famiglia Agosta, che lo gestisce da anni, ma anche grazie alla disponibilità di tanti amici che si sono attivati immediatamente perché l’appuntamento con l’inaugurazione di sabato sera si potesse confermare.
E così è stato: nel giro di 24 ore il Chiosco è risorto dalle ceneri e ieri sera coloro che, organizzandosi spontaneamente sui social network, avevano fissato l’appuntamento per un sit-in di solidarietà sul Lungomare di Sampieri, hanno avuto modo di incontrarsi direttamente per l’aperitivo, dando così un piccolo contributo a questo “miracolo” del coraggio e della tenacia.
“A questo punto dovrei quasi ringraziare chi me l’ha bruciato”, ha detto scherzando Eugenio Agosta, per sottolineare – con un filo di commozione – la fortuna di aver incontrato tanta amicizia e tanta partecipazione.
“Così come lui ha ricostruito il suo chiosco in una notte – ha commentato Venerina Padua – dobbiamo lavorare per rifondare una nuova cultura della legalità nel territorio”.
E la storia del chiosco di Sampieri, per questo lavoro, è un gran bell’inizio!