I tre in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Dda etnea, il 1 ottobre 2010 vennero catturati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ragusa, in quanto ritenuti affiliati all’associazione mafiosa “Cosa Nostra” e quindi indagati per il reato di “associazioni di tipo mafioso (anche straniere)” l’ex articolo 416-bis del codice penale.
L’esecuzione dell’ordinanza aveva circoscritto l’azione di un gruppo criminale che nonostante le decimazioni inferte dalla polizia giudiziaria attraverso le diverse di operazioni susseguitesi negli anni a partire dalla strage di San Basilio del 1999, ha sempre saputo rigenerarsi. Infatti con l’arresto di Aparo, Rimmaudo e Russotto, sarebbe tramontato il tentativo partorito dagli ultimi “esponenti di spicco” di fondere il ramo vittoriese di Cosa Nostra con quello di Niscemi.
In primo grado i tre erano stati condannati dal Tribunale di Ragusa con sentenza del 1/6/2012 alla pena di 12 anni di reclusione ciascuno per Aparo e Rimmaudo, mentre Russotto era stato condannato alla pena di 9 anni e due mesi di reclusione. Adesso è giunta, in parziale riforma di questa sentenza, quella della Corte di Appello di Catania.