A dire degli Amministratori, non sono state rispettate le prescrizioni imposte dall’Autorizzazione integrata ambientale relative alla messa in sicurezza della Discarica di Pozzo Bollente. L’Amministrazione ha, inoltre, avviato la procedura per il risarcimento danni, al momento calcolati approssimativamente in 20 milioni di euro, ed ha chiesto formalmente al suo rappresentante in forza allo stesso Ato, l’architetto Angelo Dezio, di ritirare l’adesione all’Ambito Territoriale Ottimale. Il tutto è stato annunciato stamani nel corso di una articolata conferenza stampa che, per stessa ammissione del primo cittadino, Giuseppe Nicosia, è durata più del solito perché vi erano diversi aspetti da riepilogare. Per capire le ragioni di queste scelte bisogna fare, però, un passo indietro. La discarica di Vittoria è di proprietà del Comune ed è stata gestita in partecipazione con una ditta esterna fino al 2007. Poi, seguendo la normativa, è stata siglata una convenzione con l’Ato, che prevedeva la messa in sicurezza del sito dopo il suo esaurimento. L’Ato, intanto, avrebbe riscosso le tariffe per la sua gestione. “La discarica di Vittoria è rimasta attiva solo fino all’agosto 2010 dato che- afferma Nicosia- si è riempita prima del previsto a causa della scelta dell’Ato di farvi conferire altri comuni, come Pozzallo e Modica. Una volta chiusa, come stabilito dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, di cui l’Ato è in possesso e che scade nel 2014, il sito andava messo in sicurezza. Ad agosto 2012, però- racconta ancora il Sindaco- l’Ato ci ha scritto, annunciandoci di voler restituire al Comune la discarica perché la convenzione siglata allora fra Comune di Vittoria e Ato prevedeva che il mancato pagamento di anche una sola rata autorizzava l’Ambito a ritirarsi. Qui, però, non siamo di fronte ad un contratto fra privati, ma ad una questione che è sottoposta a parere regionale ed è l’Ato ad essere in possesso dell’Aia, non noi. In ogni caso, abbiamo più volte spiegato che non abbiamo pagato alcune rate poiché riteniamo che non sia stato seguito il tariffario regionale”.
“A novembre scorso, intanto- dichiara ancora Nicosia- l’Arpa effettua un sopralluogo a Pozzo Bollente e certifica che quasi tutte le prescrizioni relative all’Aia non sono state rispettate e che il sito non è vigilato. Decidiamo quindi di incaricare un tecnico esterno per capire, nel dettaglio, le condizioni del sito e le conseguenze per l’ambiente circostante. Veniamo così a sapere che siamo di fronte ad una vera e propria bomba ecologica che l’Ato sta cercando di rifilarci, tentando di annullare le proprie responsabilità”.
In questi mesi, intanto, si è svolto anche un incontro in Prefettura fra le parti. “In questo vertice- continua il Sindaco- emerge che la responsabilità del sito è dell’Ato ed io chiedo l’intervento della Regione non tanto per risolvere la questione relativa all’attuale proprietà del sito, quanto per evitare il ripetersi di episodi che possano danneggiare gravemente l’ambiente ed i cittadini, come l’incendio divampato la scorsa estate e che mise a dura prova i Vigili del Fuoco ed a rischio la salute dei cittadini, dato che durò due giorni”.
La Regione, intanto, è già intervenuta attraverso il Commissario Straordinario ai Rifiuti il quale, con una nota del 16 maggio scorso, dichiara che l’Arpa non ha potuto verificare nuovamente le condizioni del sito “(…)poiché non vi era presente personale in rappresentanza del gestore della discarica(…)”. “(…)Contestualmente- si legge ancora- l’Arpa denunciava il mancato rispetto delle prescrizioni autorizzative (…)”.
La Regione ha quindi diffidato “(…)la società Ato Ragusa Ambiente, in liquidazione, oggi intestataria del provvedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale, dal gestire l’attività autorizzata post gestione con modalità non conformi al Decreto AIA(…)” “Inoltre(…) si dispone di procedere (…) alla realizzazione del capping finale della discarica(…)”.
La Regione ha inoltre stabilito che la Società dovrà produrre il crono-programma dei lavori di chiusura della discarica ed una relazione attestate gli interventi eseguiti per la messa in sicurezza di emergenza entro 30 giorni dalla data di ricevimento della nota.
“Abbiamo scelto di rendere pubblica questa storia- spiega Nicosia- perché ancora oggi l’Ato continua a perdere tempo puntando sulla titolarità del sito. Dobbiamo agire in fretta per il bene della città e, passati gli impegni elettorali, inviterò gli altri sindaci della provincia iblea ad unirsi a noi per avviare, insieme, un’azione comune, affinché questi liquidatori vengano liquidati o almeno obbligati a fare il loro dovere”.