L’apertura dell’aeroporto di Comiso costituisce senza dubbio una conquista per tutta la provincia di Ragusa e, ovviamente, i primi che si sono assunti la paternità di un successo sono stati…i politici. Anche quelli che sono arrivati All’Assemblea regionale siciliana solo da qualche settimana. Ma tant’è: una frase di circostanza – meglio se condita da qualcosa come “sinergia”, “soddisfazione”, “lavoro di squadra” – si trova sempre e un primo piano in televisione serve a conquistare qualche punto di popolarità, o presunta tale. Ma il momento delle celebrazioni, si sa, è caratterizzato anche dalle polemiche. Sono il sale della vita e sono anche una caratteristica dell’indole iblea. Anche se, stavolta, le polemiche arrivano dal versante catanese. La Sac – società di gestione dell’aeroporto di Catania e socio di maggioranza della Soaco, società di gestione dello scalo comisano – ha fatto rilevare i costi e lo spreco di soldi per diverse settimane di apertura dell’aeroporto di Comiso in attesa che arrivino…le compagnie aeree e i primi collegamenti veri con qualche città del Nord Italia. Osservazione legittima da un punto di vista contabile. Ma, forse, l’inaugurazione senza aerei servirà ad accelerare i contratti con le compagnie, a preparare il personale per il “Magliocco”, a migliorare – ove possibile – la viabilità per l’aeroporto. Alimentare le polemiche potrebbe far sorgere il sospetto che la Sac non gradisca molto la concorrenza dell’aeroporto di Comiso che, una volta a pieno regime, potrebbe assorbire il flusso di passeggeri, non solo della provincia di Ragusa, ma anche di gran parte del territorio siracusano e di quello nisseno. Dalle pendici dell’Etna fanno sapere, però, che non c’è nessuna concorrenza e nessuna paura: i due aeroporti devono fare “sistema”. E, magari, per un collaudo efficace in questo periodo di “magra” per Comiso, potrebbe arrivare una “fumata” del mitico vulcano. Naturalmente, solo spettacolare e senza troppi disagi!