“La morte di una persona cara rappresenta sempre un grande dolore ma quando ciò avviene in età non avanzata, in circostanze drammatiche e per cause non naturali il distacco è ancora più devastante e meno attutito”.
Ha iniziato così Don Mario Cascone l’omelia della Santa Messa durante la quale è stato dato l’estremo saluto a Giovanni Guarascio, oggi pomeriggio nella chiesa del Sacro Cuore a Vittoria. Presenti alla celebrazione il Prefetto Annunziato Vardè, il Sindaco Giuseppe Nicosia con numerosi esponenti della giunta e del consiglio comunale, il Questore Giuseppe Gammino, il dirigente del commissariato di polizia Rosario Amarù, il comandante della compagnia dei carabinieri Francesco Soricelli, il capitano della Guardia di Finanza Domenico Ruocco e della polizia stradale Gaetano Di Mauro nonché il Commissario Straordinario della Provincia, Giovanni Scarso.
Sopra la bara di Giovanni Guarascio c’erano fiori bianchi e rossi e foglie verdi che nell’insieme ricordavano vagamente il tricolore, simbolo di una Nazione che lo ha portato verso la disperazione e lo ha poi abbandonato al suo tragico destino. Accanto al feretro i tre figli e i familiari, gli amici, i tanti conoscenti e i semplici cittadini che conoscono fin troppo bene il dramma che ha portato Guarascio al gesto estremo. Assente, per ovvie ragioni, la moglie Giorgia Famà, sempre ricoverata al Cannizzaro di Catania e ricordata in preghiera insieme all’agente di polizia Antonino Terranova.
“Giovanni non ha retto più all’impatto con la dura realtà” ha continuato Don Mario Cascone nella sua omelia. “Non vedeva alcuna prospettiva davanti a sé e per questo la sua morte ci inchioda tutti alle nostre responsabilità. Sin dal momento in cui si è consumata la tragedia quest’uomo sta interpellando le coscienze di tutti noi facendoci riflettere su cosa avremmo potuto fare per evitare che ciò accadesse. Il dramma della famiglia Guarascio – ha poi incalzato – sta smascherando e facendo venire alla luce tanti drammi simili. Troppe sono le famiglie con i beni pignorati e una coltre di indifferenza a nasconderle e il sacrificio di Giovanni Guarascio non deve essere inutile. Ci vogliono al più presto provvedimenti legislativi che riformino il rapporto con il sistema creditizio. Mai la prima casa dev’essere toccata! E’ un bene irrinunciabile costruito con i sacrifici e il sudore della fronte”.
Infine un augurio per la famiglia affinchè abbia fede e cerchi in Dio la forza per andare avanti. “Il vostro amato congiunto si trova adesso nella casa del Signore – ha concluso – e lì non ci sono ipoteche o pignoramenti”.