Crisi dell’agricoltura, imprenditori disperati

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La crisi del comparto agricolo sembra non avere fine. Mentre la città è ancora sgomenta per il gesto estremo compiuto da Giovanni Guarascio, che si è dato fuoco per non farsi portar via la casa, venduta all’asta, tantissimi produttori continuano a svegliarsi ogni giorno con sempre meno speranza.

I prezzi continuano a crollare ed ormai da tempo sentiamo quello che sembra il ritornello di una canzone-tormentone di una stagione infinita: “non conviene più nemmeno raccogliere i prodotti. Spendiamo meno se li lasciamo marcire nelle serre”. A raccontarci la sua esperienza quotidiana è il signor Giovanni che dichiara: “qualche settimana fa mi era stato detto che avrei potuto vendere il pomodoro a 0,80 centesimi al chilo. Ieri, ad affare quasi concluso, me ne hanno offerti 0,20. Ma come dovrei fare? Già con 0,80 centesimi al chilo non riuscivo nemmeno a ripagare le spese per la produzione, figuriamoci pagare un operaio per raccogliere, le cassette dove sistemare il prodotto e tutto il resto. Non posso nemmeno pensare alla prossima campagna. Ormai anche i fornitori hanno stretto le maglie. Sanno che molti di noi non riescono a pagarli e, di conseguenza, non ci danno né i semi, né la plastica se prima non saldiamo il dovuto. Intanto, nonostante questa situazione, dovremmo anche pagare le tante e varie tasse imposte sia sulla casa che sull’azienda e sui mezzi e, soprattutto, vivere dignitosamente”.

“Quello che ci rovina, oltre alla tassazione eccessiva- aggiunge un altro produttore- è la concorrenza straniera. Il costo del lavoro nel Nord-Africa è nettamente inferiore e gli stessi prodotti non debbono sottostare ai rigidi controlli cui, ritengo giustamente per la salute dei consumatori, debbono assoggettarsi le nostre produzioni. Grazie all’accordo Ero-marocchino, però, questi prodotti possono tranquillamente entrare in Italia ed essere venduti. Per non parlare del taroccamento: prodotti realizzati all’estero e venduti come Italiani.  Siamo stanchi di svegliarci ogni giorno ed andare a lavorare sapendo che ci stiamo solo rimettendo. Ma cosa dovremmo fare? Anche volendo trovare un lavoro alternativo per noi o per i nostri figli, cosa potremmo fare? La disoccupazione aumenta e quindi non è facile reinventarsi e trovare un lavoro alternativo. Stiamo lottando con le unghie e con i denti per restare a galla, ma è sempre più dura. Soprattutto se lo Stato invece di aiutarti ti bastona e invia le scialuppe di salvataggio ad altri Stati, anche extraeuropei”.

A confermare le parole dei due produttori la mercuriale agricola di ieri: il cetriolo locale è venduto da 0,20 a 0,40 centesimi al chilo; la melanzana tonda da 0,20 a 0,40; il pomodoro ciliegino, tanto amato anche all’estero, da 0.40 a 0,70; il piccadilly da 0,20 a 0,40; il pomodoro San Marzano verde da 0,30 a 0,50. E quest’anno va persino meglio dello scorso anno. Confrontando la mercuriale di ieri con quella del 16 maggio del 2012, infatti, troviamo circa 0,10 centesimi in più in ogni prodotto. Un dato, però, che non consola affatto i produttori, già affossati dalle conseguenze della crisi economica europea che continua a metterli in difficoltà.

[Fonte: La Sicilia]