I lunghi mesi delle passerelle

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In un Paese diviso su tutto, in una città divisa su tutto, riesce a dividere persino il ricordo di Don Pietro Scollo, un uomo che per tutta la vita questa città l’ha invece unita, dimostrando di saper stare sempre una spanna sopra tutti gli altri.

 

Una spanna, certamente, sopra chi ha pensato che valesse la pena utilizzare l’occasione dell’intitolazione dello Stadio comunale alla sua memoria – da tutti richiesta il giorno stesso della morte – come un buon pretesto per sollevare la polemica quotidiana buona a inseguire qualche momento di visibilità, che a chi è in campagna elettorale torna sempre utile. È il caso di Mommo Carpentieri, che nell’ansia di trovare un escamotage per mettere “il cappello” su un momento sportivo a cui era condannato ad assistere da semplice spettatore, non ha trovato idea migliore che accusare l’Amministrazione di averlo organizzato “tanto per, senza né amore né sentimento”.

A parte il fatto che i politici – in generale – farebbero meglio ad astenersi dal dare alla gente lezioni di “amore e sentimenti”, ci chiediamo: che tipo di cerimonia avrebbe organizzato Carpentieri, se fosse toccato a lui farlo? Quella che si è tenuta ieri è parsa a tutti i partecipanti sobria ed essenziale, nel rispetto di un personaggio come Pietro Scollo che non avrebbe certo gradito frizzi e lazzi. Una cerimonia fatta a costo zero, come altrimenti non si poteva fare, grazie alla generosità dell’impresa Zaccaria e dell’artista Emanuele Rizza che hanno realizzato e regalato il cippo alla memoria di Don Pietro. E la commozione era nel petto e negli occhi di tutti: della famiglia, dei tifosi, di chi a Don Pietro ha voluto bene in modo semplice, disinteressato, e allo stesso modo lo ha ricordato.

 

Carpentieri si è chiesto pure “perché organizzare tutto in occasione dell’ultima partita di campionato, quando si sapeva che l’avversario (già ultimo in classifica) non si sarebbe presentato?”.

A parte i tempi tecnici che ci sono voluti per realizzare l’opera e collocarla, ci chiediamo se Carpentieri, qualora fosse stato lui ad organizzare l’evento, avrebbe avuto il potere di scegliersi l’avversario o magari di andarsi a prendere i calciatori del Villafranca – che si sono sempre presentati a tutte le partite delle precedenti 29 giornate di campionato – con l’autobus da 52 posti. Essendo l’ultima giornata di campionato, si sarebbe sentito Carpentieri di posticipare l’evento, quando non si sa nemmeno se l’anno prossimo ci sarà un Modica Calcio?

 

“Perché non organizzare un’amichevole importante per celebrare l’intitolazione?”, si chiede lui.

Ma – ci chiediamo noi – se fosse stato lui a organizzare l’evento, sarebbe riuscito a convincere una squadra importante (il Catania? il Palermo?) a giocare su un campo in terra battuta e non in erba? L’ex calciatore Carpentieri dovrebbe saperlo che nessuna squadra di categoria superiore avrebbe messo a rischio i suoi calciatori facendoli giocare su questo terreno. Nemmeno al Vincenzo Barone se la sarebbe potuta portare, dato che, per-i-motivi-che-lui-sa, lì non ci può giocare nemmeno il Modica Calcio.

 

L’ultima delle domande a sproposito di Carpentieri è anche quella che suscita il sorriso più amaro: “Necessitava per forza questa passerella di autorità?”.

Passerella di autorità?! In quei pochi minuti hanno parlato solo il sindaco, tra l’altro da sempre appassionato di calcio e ogni domenica presente al suo posto allo stadio, l’assessore allo sport e il presidente del Modica calcio.

 

Forse Carpentieri e anche altri avrebbero preferito trovare in questo appuntamento l’occasione per una passerella di candidati. E purtroppo i mesi che abbiamo davanti ne saranno pieni, pienissimi…