Il Consiglio dice sì all’edilizia abitativa in zona agricola

2

Due giornate di lavori per il consiglio comunale che approva, venerdì pomeriggio, la proposta di deliberazione del commissario Rizza contenente un atto di indirizzo relativo alla edilizia abitativa nelle aree agricole. La questione, anticipata giorni fa da Legambiente e descritta come “l’autorizzazione di una nuova colata di cemento nella campagna iblea”, riguarda l’art. 48 delle norme tecniche di attuazione al vigente PRG – Agricolo produttivo con muri a secco – edilizia abitativa ammessa.

La lunghissima votazione, consiglio sospeso giovedì sera e rinviato di 24 ore per mancanza del numero legale, determinata dal voto favorevole dei consiglieri afferenti al movimento ‘Territorio’ La Rosa, Lo Destro, Firrincieli, Chiavola, Occhipinti, Licitra e Cintolo, oltre ai sì arrivati da Maurizio Tumino del PdL, Maria Malfa del Pid e Giuseppe Arestia del Mpa.

Il consiglio è stato chiamato a condividere la proposta del dirigente Michele Scarpulla in merito all’applicazione dell’articolo 48 che consentirebbe la destinazione abitativa nelle zone agricole, lasciando l’indice di fabbricabilità fondiaria pari a 0,03 mc/mq, senza dettare ulteriori limiti o divieti se non quelli previsti dalla legge. Interpretazione che contrasta con il parere dell’Avvocatura di Palazzo dell’Aquila, come ribadito anche dall’avvocato Sergio Boncoraglio nelle sedute della commissione Assetto del territorio.

“Ritengo opportuno coinvolgere il consiglio comunale – spiega Scarpulla – perché organo di controllo politico e amministrativo anche in materia urbanistica. Questo atto di indirizzo non rappresenta certo un via libera a lottizzazioni ed a insediamenti abitativi – continua – ma è un provvedimento utile a risolvere un ingorgo amministrativo che di fatto sta ingessando l’attività del settore tecnico. Negli uffici giacciono un centinaio di pratiche di cittadini che vogliono, in ottemperanza alla legge, costruire nei propri fondi agricoli”.

Molto aspri i toni in aula giovedì sera, a cominciare dal capogruppo IdV Salvo Martorana il quale invocando una pregiudiziale chiede che sia convocato l’avvocato Boncoraglio. “Si porta in consiglio un documento chiaramente voluto dalla lobby del cemento – afferma – e che cambierà il volto delle campagne iblee”. “Un atto incomprensibile – rincara Enrico Platania di Movimento Città – che rappresenta un modo surrettizio di interpretare la norma. Non capisco perché il dirigente si stia rivolgendo al consiglio invece di concedere le concessioni, cosa in suo pieno potere e che, a quanto pare, ritiene legittimo fare”. “Siamo pronti a ridiscutere l’articolo in questione – aggiunge Nino Barrera, Pd – ma seguendo il giusto iter burocratico che impone un passaggio presso l’assessorato regionale al Territorio e ambiente”.

I lavori consiliari, che continuano a svolgersi in assenza di diretta televisiva e con l’impianto audio fuori uso, hanno compreso anche l’approvazione all’unanimità dell’ordine del giorno presentato dai consiglieri del Pd Calabrese e Lauretta in merito alla questione della chiusura del passaggio a livello di via Paestum ed il rinvio per giorno 23 aprile della proposta di iniziativa consiliare presentata dal gruppo PID-Cantiere Popolare, che intende razionalizzare il numero delle commissioni e l’erogazione dei gettoni di presenza percepiti dai consiglieri. Si parla di costi della politica ma intanto il consiglio, venerdì pomeriggio dopo l’approvazione dell’atto di indirizzo, si chiude nuovamente per mancanza del numero legale.