Gentili consiglieri,
intervengo a undici mesi dal mio insediamento nella carica di sindaco perché ritengo sia venuto il momento di tracciare un primo bilancio e di proporre un rilancio dell’azione amministrativa.
Il Comune attraversa uno dei periodi più difficili della sua storia. Come sapete, i minori trasferimenti da Stato e Regione, le difficoltà di recupero dei crediti per il conferimento dei rifiuti nella discarica di San Biagio, hanno determinato, nel corso degli ultimi dodici anni, una situazione di grande difficoltà.
La città ci guarda.
E guarda distinguendo le responsabilità. Quelle della giunta e quelle del consiglio comunale.
In questo momento ci sono due atteggiamenti possibili: quello di chi gioca allo sfascio, al “tanto peggio, tanto meglio”, e l’atteggiamento di responsabilità di chi guarda all’interesse superiore della comunità che amministriamo.
Sono una persona umile, disposta a riconoscere i propri errori.
Per questo ritengo che un rilancio dell’azione politica amministrativa debba ripartire da una riorganizzazione della macchina amministrativa, che registra ritardi, e inefficienze, ma anche da un sano rispetto dei ruoli tra attività degli uffici, della Giunta e del Consiglio, senza inopportune invasioni di campo.
Vedo anche io, come voi, i problemi, le difficoltà che l’amministrazione ha nel dare risposte.
Ognuno, quindi, deve svolgere il proprio ruolo e perciò sarà mio compito spronare adeguatamente gli uffici comunali, sarà vostro compito esitare, nel senso che ognuno di voi riterrà più opportuno per il bene supremo della città, i punti che giacciono in Consiglio Comunale e quelli che di qui a breve saranno portati in seno allo stesso.
Ferme restando le linee guida del programma votato dai cittadini di Scicli, sono pronto quindi a confrontarmi con quanti, su un programma definito, concreto, realizzabile, sono pronti a sostenere l’amministrazione per il prosieguo della legislatura.
La città ci guarda, e saprà distinguere, anche perché io ne darò pubblicamente conto, chi ha lavorato per il bene comune, e chi ha giocato allo sfascio”.
Franco Susino