Dopo il sequestro dei due villaggi turistici di Sampieri al centro di una inchiesta per presunto traffico illecito di rifiuti, le indagini si estendono anche ad altre strutture ricettive turistiche del litorale ibleo. In questi giorni anche il villaggio turistico Marispica sarebbe stato sottoposto ad accertamenti analoghi a quelli che hanno interessato le altre due strutture ricettive. Ad indagare sono i Carabinieri della Compagnia di Modica e gli uomini della Capitaneria di Porto di Pozzallo. Sull’inchiesta gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo, ma anche in questo caso le indagini sarebbero concentrate sulla corretta gestione dei rifiuti prodotti dal villaggio turistico e sul corretto smaltimento dei reflui fognari che prima di essere immessi nella rete comunale dovrebbero essere sottoposti ad un primo trattamento. Compito degli inquirenti è quello di verificare se tutto funziona secondo le normative vigenti e se la struttura è dotata di tutto ciò che è necessario perché questo possa avvenire. L’ inchiesta aperta dalla Procura di Modica, secondo quanto si è appreso è parallela ma autonoma, rispetto a quella già avviata sui villaggi turistici di Sampieri ed avrebbe portato già ad alcune iscrizioni nel registro degli indagati. Il reato ipotizzato sarebbe quello di sversamento illecito di rifiuti, ma il procuratore capo non conferma, né smentisce questa notizia. Per l’inchiesta precedente ci sono già 15 persone indagate da parte della procura distrettuale antimafia di Catania per presunto traffico illecito di rifiuti. Intanto il Gip di Catania ha concesso l’autorizzazione per effettuare le opere di manutenzione alla struttura alberghiera Marsa Siclà di Sampieri, sotto sequestro dallo scorso 19 gennaio come l’altro villaggio turistico vicino, Baia Samuele. La decisione consentirà alla proprietà di predisporre il complesso nella speranza che possano essere tolti i sigilli ed essere pronti per l’avvio della stagione già irrimediabilmente compromessa. Il due maggio intanto ci sarà l’udienza di appello avverso il rigetto del dissequestro avanzata dagli avvocati difensori. I posti a rischio sono circa 300 tra dipendenti diretti e dell’indotto.