Operazione “Freedom”: rumeni ridotti in schiavitù, liberati dai Carabinieri

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Tre rumeni, tutti e tre incensurati e braccianti agricoli, sono stati arrestati dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Vittoria, al termine di una complessa attività investigativa, con l’accusa dei reati di riduzione in schiavitù e violenza privata in concorso.

Tutto ha avuto inizio la notte antecedente, quando, verso le ore 3.30 circa, una pattuglia dell’Aliquota Radiomobile, nel corso dell’ordinario servizio di controllo del territorio,  sulla Stradale per Scoglitti, all’altezza Via del Tennis, si è imbattuta in un gruppo di 4 soggetti intenti a scappare in direzione del centro abitato di Vittoria, trasportando due borsoni.

La strana circostanza ha attirato immediatamente l’attenzione dei militari, i quali fermavano i giovani sottoponendoli ad un controllo più approfondito, chiedendo contezza del loro atteggiamento in relazione al luogo e all’orario. I quattro giovani, fin da subito riconosciuti quali cittadini rumeni, riferivano di essere sprovvisti di documenti in quanto stavano scappando dall’azienda agricola dove lavoravano e alloggiavano, poiché vessati e minacciati da loro tre connazionali.

Vista la gravità del racconto e al fine di effettuare degli approfondimenti investigativi circa le loro dichiarazioni, gli stessi venivano condotti in caserma, dove, a seguito di una lunga e complessa ricostruzione della vicenda in cui sono emersi particolari agghiaccianti, veniva accertato che i soggetti che poi sono stati arrestati avevano ingannevolmente fatto giungere, meno di un mese fa, dalla Romania, quattro propri connazionali, promettendo loro una sistemazione ed un lavoro di otto ore giornaliere retribuito con la somma di 140 euro settimanali più la somma di 75 euro per il vitto. Nello specifico, i quattro erano giunti in Italia tramite un autobus ed erano stati prelevati alla fermata degli autobus di Vittoria presso la Stazione ferroviaria da uno dei tre aguzzini, venendo poi condotti presso un’azienda agricola nella frazione di Scoglitti, dove venivano sistemati in una baracca di legno e plastica in pessime condizioni, iniziando a lavorare nelle serre.

Fin dal primo giorno di lavoro, però, i quattro avevano percepito una situazione di disagio dovuta al fatto che il periodo di lavoro non era limitato alle otto ore, così come pattuito, ma si prolungava dall’alba sino a dopo il tramonto. Il malessere e la paura dei quattro braccianti arrivava a toccare il culmine al termine della prima settimana lavorativa, quando ai quattro non veniva corrisposta alcuna paga, in quanto ritenuti debitori per essere stati avviati al lavoro e di essere stati prelevati alla Stazione.
La supremazia dei tre aguzzini veniva ulteriormente garantita da dei turni di guardia, tesi a controllare che i lavoratori non si allontanassero dall’azienda; in alcuni casi, una delle vittime, era stato colpito con schiaffi al volto e sul collo poiché non rispettava le direttive impartite e rendeva poco.
La fuga, già meditata in passato ma mai attuata a causa della sorveglianza continua e delle minacce degli aguzzini, è stata finalmente possibile grazie al profondo stato di sonno in cui  due degli aguzzini erano caduti la scorsa notte, opportunità che i quattro cittadini rumeni non si sono fatti sfuggire, scavalcando dapprima una finestra sita nel loro piccolo loculo e successivamente l’ingresso principale, chiuso con un lucchetto.

Lo scenario mostratosi ai Carabinieri del NORM che hanno effettuato le perquisizioni nella casotto è stato alquanto sgradevole, trattandosi di un ambiente privo di qualsiasi minima caratteristica per l’abitabilità. Si tratta infatti di un fabbricato più simile ad una baracca, costruita con legno e plastica delle serre, ai limiti della vivibilità, tenuto conto degli spazi angusti e delle pareti in plastica, quindi esposte alle intemperie degli agenti atmosferici. Veniva constatato che il piccolo vano ove vivevano i quattro rumeni erano privi delle minime condizioni igenico-sanitarie (sporcizia, materassi vecchi e marci, poca luce) e di sicurezza (prese elettriche volanti, assenza di vie d’uscita secondarie).
Uno dei rumeni dovrà altresì rispondere del reato di estorsione, in quanto i Carabinieri, alla luce di quanto dichiarato dalle vittime, nell’effettuare una perquisizione personale e domiciliare presso l’abitazione dello stesso, rinvenivano all’interno del portafogli tutti e quattro i documenti d’identità, di cui lo stesso con violenza e minaccia si era impossessato e che avrebbe conservato fino al raggiungimento di una cifra non meglio stabilita trattenuta dai loro salari settimanali.
I tre cittadini rumeni, al termine delle formalità di rito, sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea, davanti la quale dovranno rispondere di riduzione in schiavitù, violenza privata ed estorsione.
E’ al vaglio la posizione di un italiano proprietario delle serre che ha dichiarato di sconoscere assolutamente i fatti e di non conoscere i quattro rumeni.