In principio fu il Complesso Monumentale di Santa Maria del Gesù. A seguire è toccato al Convento del Carmine e ora al Castello dei Conti.
La Giornata del Fai 2013, che ha riaperto l’antico maniero simbolo della città, ci dà l’occasione per andare a vedere che ne è stato delle opere scelte dal Fondo per l’Ambiente nelle scorse edizioni, di scoprire perché sono ancora chiuse alla fruizione del pubblico e di sapere perché la stessa triste
sorte tocca anche a molte altre opere che diversamente rappresenterebbero il tessuto delle infrastrutture culturali della città di Modica.
Il Castello dei Conti è oggetto da ormai più di sei anni di un importante lavoro di recupero, riqualificazione e adeguamento funzionale, che è stato oggetto di un considerevole finanziamento nell’ambito del Pit “Vie del Barocco”. La struttura diventerà un centro culturale polivalente: le grandi sale del maniero settecentesco saranno adibite a spazi per le attività culturali e di rappresentanza.
Contestualmente ai lavori sono stati condotti scavi archeologici, che hanno consentito di fare importanti scoperte sulla storia del Castello, sullo stesso sperone di roccia che fu il luogo del primo insediamento che diede origine alla città. Anche le aree degli scavi, dunque dovranno essere rese fruibili.
“Gran parte dei lavori sono stati fatti negli ultimi anni – spiega l’assessore alla Cultura Anna Maria Sammito – con l’avanzare contestuale di due cantieri affidati a due diverse ditte. Mancano, per il completamento, solo alcuni impianti. Le risorse finanziarie si sono rivelate insufficienti: l’obiettivo è dunque quello di ottenere l’autorizzazione all’utilizzo dei ribassi d’asta, cosa che tuttavia richiede procedure abbastanza complesse dato che sono coinvolti tre assessorati regionali e due ministeri”.
Mentre per la parte meridionale si attende l’esito di questa procedura, a breve dovrebbero poter riprendere i lavori di scavo archeologico nella torre Settentrionale e nelle Grotte del Conte Ruggero.
Se per il Castello ci sono buone speranze che, una volta completati i lavori, nulla osti alla riapertura, ben più complessa resta la situazione del Convento del Carmine, ovvero l’ex Caserma dei Carabinieri di Modica Bassa che l’anno scorso il Fai ha aperto, spianando la strada ad una vera e propria “battaglia” per la restituzione di questo magnifico immobile alla fruizione della città. Il problema che emerse già un anno fa, è legato alla destinazione d’uso dell’immobile, nel rispetto della quale la Provincia, che ne è proprietaria, ha potuto procedere alla ristrutturazione: in linea teorica, infatti, qui dovrebbe tornare la Caserma dei Carabinieri.
Ma anche in questo caso il restauro ha permesso di portare alla luce testimonianze storiche e archeologiche estremamente rilevanti. E già stamattina c’è stato un sopralluogo del Prefetto e del Commissario della Provincia, su sollecitazione dell’Amministrazione comunale, per rivedere una decisione che appare davvero irragionevoli: chiudere il Convento del Carmine dietro i cancelli della Caserma dei Carabinieri vorrebbe dire ripetere nel 2013 lo stesso errore con cui nel 1865 fu chiuso il Convento di Santa Maria del Gesù dentro le mura del Carcere.
Il Convento riaperto, peraltro, diventerebbe un tutt’uno non solo con la Chiesa del Carmine, ma anche con l’Auditorium Pietro Floridia, uno dei pochi edifici il cui restauro è finalmente stato completato, non senza un certo sforzo negli ultimi anni per superare vari intoppi. Anche questo, tuttavia, è al momento chiuso, in attesa che il Comune ne affidi la gestione tramite bando pubblico. La Consulta giovanile, peraltro, ha presentato un progetto al Ministero delle Politiche giovanili proprio per l’utilizzo di questo edificio.
Altrettanto problematica è la vicenda del Complesso Monumentale di Santa Maria del Gesù: sono passati ormai due anni dalla cerimonia con cui è stato inaugurato teoricamente restituito alla fruizione pubblica.
La pratica, però, è ben diversa: l’edificio è tristemente chiuso, se non per quelle poche mattinate in cui un gruppo di volontari si fa carico di aprirlo e farlo visitare, determinando una insopportabile castrazione allo sviluppo dei percorsi turistici fino a questa parte della città, che custodisce un segno storico e architettonico di così primario rilievo. Purtroppo è ben nota la storia, drammatica per certi versi e miracolosa per altri, della trasformazione di questo preziosissimo gioiello nel Carcere della Città: nonostante gli spazi siano ormai stati separati e la Regione abbia condotto il restauro della parte storica, formalmente questa particella risulta ancora parte del demanio dello Stato e per questo motivo la Regione Siciliana, attraverso la Soprintendenza di Ragusa e il Parco Archeologico di Cava Ispica, non può entrarne in possesso né farsi carico della gestione. Non sono mancate in questi anni le interlocuzioni col demanio, che tuttavia prospetta tempi lunghi per il passaggio dell’immobile alla Regione.
E la stessa sorte, del tutto paradossale, riguarda l’Auditorium di San Francesco La Cava, che risulta ancora di proprietà dello Stato, nonostante sia stato restaurato dal Comune. Tuttavia il Comune ne dispone per l’utilizzo e ha concordato con la Provincia di mettterlo a disposizione dell’Istituto Musicale di Modica, destinatario di un finanziamento ministeriale per le proprie attività, che potrebbe essere in questo modo utilizzato per l’allestimento dell’edificio e il consolidamento della sua destinazione come spazio per le attività culturali e, nello specifico, musicali.
Per i palazzi del centro storico la situazione non è migliore.
Basterà ricordare il caso di Palazzo dei Mercedari, per il cui completamento il Comune si è aggiudicato un ulteriore finanziamento di oltre 500 mila euro partecipando ad un bando della Regione siciliana: dopo che il bando è stato fatto nel 2010 e la graduatoria pubblicata nel 2011, del finanziamento non c’è ancora traccia e il Palazzo resta chiuso. Anzi, ad aggravare ulteriormente la situazione, com’è noto la Regione ha recentemente provveduto a sospendere una graduatoria per l’allestimento degli spazi dedicati all’arte contemporanea, in cui Palazzo dei Mercedari risultava destinatario di un ulteriore quota di finanziamento: nel progetto “Modica Art System”, con cui il Comune aveva partecipato, era coinvolto pure il Museo Civico, che continua ad essere ospitato a Palazzo della Cultura.
Così come il Museo Civico non può tornare a Palazzo dei Mercedari, la Biblioteca non può tornare a Palazzo Moncada e la Pinacoteca non può tornare a Palazzo Polara.
Anche in questi casi negli ultimi anni si sono fatti importanti passi avanti, ma non abbastanza da consentire la riapertura degli edifici.
In entrambe i casi è stato necessario che il Comune si facesse carico di risolvere i contenziosi aperti con le ditte che avevano interrotto i lavori, impegnando per questo delle risorse a carico del bilancio comunale.
Nel caso di Palazzo Moncada è stata anche completata la terza e ultima perizia relativa all’impiantistica per finire il lavori.
Nel caso di Palazzo Polara sono ripresi i lavori che erano rimasti fermi per anni, ma le nuove scoperte archeologiche hanno determinato un ulteriore stallo, cui si è aggiunto il mancato pagamento della ditta da parte del Dipartimento regionale di Protezione civile, nonostante le innumerevoli pressioni da parte del Comune e dell’ing. Chiarina Corallo. Sbloccate queste risorse, i lavori potranno riprendere, concentrandosi sul completamento del primo piano del Palazzo, mentre gli scavi resteranno sospesi in attesa di uno specifico ulteriore finanziamento che l’Amministrazione comunale ha già chiesto alla Regione, avviando interlocuzioni con i funzionari che sembrano far ben sperare.
Sono questi i casi più rilevanti di edifici ancora chiusi perché nella fase dei lavori o in quella immediatamente successiva sono subentrate puntualmente complicazioni – per lo più di natura burocratica – che agli occhi di qualunque cittadino di buon senso rischiano di apparire davvero insopportabili: non si può definire diversamente la circostanza che Santa Maria del Gesù debba restare chiusa solo per colpa di un regolamento di carte tra lo Stato e la Regione, o che non si assegni un finanziamento già stanziato da due anni come nel caso di Palazzo dei Mercedari o che non si accreditino somme per una appalto già affidato, come nel caso di Palazzo Polara.
“E’ evidente – commenta l’assessore alla cultura Anna Maria Sammito – che la nostra città dispone di un potenziale di spazi culturali straordinario ed unico fra le città iblee. Speriamo che l’Amministrazione futura riesca sapientemente a farlo fruire, secondo una mirata progettualità consona alle risorse culturali di Modica”.