Baruffe in un locale tra cliente, titolare e buttafuori: ora si accusano a vicenda di minacce e percosse

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Si querelano reciprocamente. Riuniti i procedimenti.
L’avventore querela il gestore e due buttafuori di un locale notturno e questi ultimi querelano l’avventore. Prima udienza dei due processi riuniti che vedono il modicano Vincenzo Musumeci, 27 anni, accusato di estorsione, minacce, percosse e false apparenze, difeso dall’avvocato Giovanni Di Pasquale, nei confronti di Sergio Magro, 49 anni, Angelo Quarella ispicese di 55 anni e Carmelo Nicita ragusano di 35 anni che, tutti e tre assistiti dall’avvocato Gianluca Gulino, a loro volta devono rispondere di ingiurie, minacce e lesioni personali nei confronti del Musumeci. Tutti e  quattro, inoltre, si sono anche costituiti, reciprocamente, parti civili. I fatti sarebbero accaduti il 1 febbraio del 2009, notte in cui il Musumeci, impiegato di un’auto concessionaria, con l’amico Luca Bellassai si recava a ballare al Lido Otello, ubicato in zona Marza. Stante il racconto del Magro gestore del locale, il Musumeci, figlio di un militare della guardia di finanza in pensione, che, qualificandosi come agente di polizia, pretendeva di non pagare le consumazioni, la sera in questione era particolarmente agitato. Tanto che, notando che aveva ecceduto nel bere, gli consigliava di rientrare a casa facendo guidare la macchina all’amico Bellassai. Stante il racconto, però, il Musumeci si alterava ulteriormente e menando colpi a destra e a manca, colpiva chiunque gli capitasse a tiro. Trattenuto dai buttafuori Quarella e Nicita, questi riuscivano ad infilarlo nella sua auto e a farlo accompagnare a casa. Credevano. Invece l’amico, giunto a Pozzallo telefonava ai genitori del Musumeci che, buttati giù dal letto in piena notte, raggiungevano il figlio e il Bellassai. E con essi ritornavano al locale notturno dove al gestore chiedevano conto e ragione. Mentre Magro e Musumeci padre ragionavano sull’accaduto, pare che il giovane Musumeci sceso dall’auto abbia mollato a sorpresa un ceffone al Magro, oltre ad insultarlo e minacciare di bruciargli il locale. Versione che, naturalmente, il Musumeci ha smentito raccontando, piuttosto, delle botte ingiustamente ricevute soprattutto dai due buttafuori. Tanto da finire, poi,  ricoverato per cinque giorni al Maggiore di Modica, col corpo ammaccato e con lesioni al timpano. Il processo è stato rinviato per l’ascolto di altri testimoni.