A 43 giorni dell’inizio dell’emergenza idrica, la situazione va tutt’altro che a migliorare. Cittadini ormai esasperati e costretti a far fronte di tasca propria per acquistare l’acqua con le autobotti. Se nei primi giorni dopo la chiusura dei pozzi B e B1, si era approntato un sistema di distribuzione idrica con autobotti che vedeva in campo nove automezzi, ad oggi le risorse a disposizione sono calate in modo esponenziale. Da nove a tre autobotti a disposizione, tant’è che la Protezione Civile, nella giornata di ieri, ha utilizzato i mezzi a disposizione solo per strutture particolari come le case di cura. I nove mezzi a disposizione erano stati “racimolati” in questo modo: due dei Vigili del Fuoco, due della Forestale, due di privati (con la somma urgenza precettati e pagati dal Comune), e tre del Comune. Quelle di proprietà dell’Ente, però, si sono deteriorate a tal punto da doverle fermare per interventi di manutenzione. Da qualche giorno anche una delle due messe a disposizione della Forestale si è fermata, perchè pare che il Corpo Forestale non abbia le risorse necessarie per garantire i turni del personale che deve guidare il mezzo. Le due dei privati non vengono più impiegate perchè, a quanto pare, sono terminati i soldi stanziati nella fase iniziale. Risultato? Ci sono soltanto tre autobotti in circolazione: due dei vigili del fuoco e una della Forestale. La situazione, già drammatica con l’utilizzo di nove mezzi, non può che peggiorare. Le tre autobotti del Comune saranno aggiustate, c’è stato anche uno stanziamento di 7.619,49 euro, ma non si sa quando saranno nuovamente fruibili. E in ogni caso, aggiunte alle tre a disposizione ad oggi, il numero risulterà sempre enormemente inferiore alle richieste di prezioso liquido. L’acqua che arriva dall’Asi è quasi ininfluente, e la possibilità che la soluzione arrivi – ossia che i pozzi vengano riaperti – è sempre più lontana. Si parla di un nuovo incontro tra Comune e Asp, alla fine della prossima settimana. Le telefonate con richiesta d’aiuto continuano ad arrivare alla Protezione civile, che tuttavia non può dare risposta alcuna non avendo i mezzi e, come detto, dovendosi limitare a inviare quelli a disposizione nelle strutture che ospitano categoria protette. “Se nell’arco di una decina di giorni la situazione non sarà rientrata alla normalità e se non ci diranno, soprattuto, qual è la reale situazione, consegneremo i nostri certificati elettorali al Comune”. Monta la protesta tra le migliaia di cittadini senz’acqua da un mese e mezzo. Giovanni Tumino abita in via Cesare Terranova, una delle zone più colpite dall’emergenza idrica. “Fino alla settimana scorsa – spiega – qualche autobotte del Comune arrivava. Poca cosa, 6-7 mila litri d’acqua per 14 famiglie. Da una settimana non arriva nemmeno quella. Siamo quindi costretti ad acquistare l’acqua due volte a settimana, per un costo di 160 euro. Ne abbiamo già comprate sette. Chi ci rimborsa queste spese? Non solo dobbiamo subire questo gravissimo disagio, e per giunta nessuno ci dice quanto ancora dobbiamo aspettare, come si risolverà questa situazione. Noi aspetteremo fino al 10 – 12 marzo, poi faremo questa azione di protesta”. Martedì, alle 17,30, alla sala Avis, ci sarà un incontro sul tema, dal titolo “Acqua di casa mia. Quello che dobbiamo sapere (e che possiamo fare)”. L’iniziativa è promossa dal Movimento “Città”. Interverranno esperti in idrogeologia e chimica, oltre ai rappresentanti del Movimento.
[Fonte: Giornale di Sicilia]