Altri cinque tunisini arrestati per spaccio di eroina

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Alle quattro di ieri mattina è scattato un blitz antidroga nelle campagne di Vittoria. I carabinieri di Comiso hanno individuato in un casolare in contrada Serra Mangano un covo di immigrati. Tra loro vi era Omar Khannousi, tunisino di 31 anni, ricercato dai carabinieri perché destinatario del provvedimento di ordinanza cautelare in carcere, dopo esser stato bloccato lo scorso 18 gennaio, in un’abitazione di Comiso, con 96 dosi di eroina. Il Khannousi era stato localizzato all’interno del caseggiato rurale dove viveva insieme ad altri quattro connazionali, tutti irregolari sul territorio nazionale, tre dei quali incensurati. Tutti e cinque sono stati associati al carcere di Ragusa e dovranno rispondere di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Con la luce del giorno, infatti, è stata approfondita la perquisizione domiciliare che ha permesso di rinvenire, ben occultati in diversi punti all’interno e nelle adiacenze dell’abitazione rurale, venti grammi circa di eroina, suddivisi in 8 involucri e 14 grammi sfusi, da cui si sarebbero potute ricavare, complessivamente, circa 170 dosi. Inoltre i militari hanno trovato un bilancino di precisione, materiale che serviva al confezionamento della droga e la somma di 2.100 euro in banconote di vario taglio, ritenuta provento dell’attività di spaccio. Il tutto è stato sequestrato e la droga è stata  inviata al Laboratorio di Sanità Pubblica dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa per stabilirne l’effettiva composizione. Le analisi, oltre a stabilire con precisione il numero di dosi ottenibili, si presume circa 170,  saranno importanti per confrontare la sostanza con quella rinvenuta lo scorso 18 gennaio nella disponibilità di Khannousi, e con quella sequestrata, lo scorso 7 febbraio, a Semi Awa, altro tunisino arrestato dai carabinieri di Comiso, trovato in possesso di 4 involucri di cellophane contenenti cinque grammi di eroina. La droga sequestrata nel corso dell’operazione di ieri mattina avrebbe potuto fruttare, se posta in vendita, 1.600 euro. Altro dato significativo rilevato dai militari dell’arma è il metodo di pagamento da parte dei tossicodipendenti, i quali, in più di un’occasione, avrebbero pagato le dosi non solo con denaro contante, ma anche cedendo dei gioielli in oro, nonché computer ed altri apparecchi elettronici.