Sequestrarono un imprenditore per estorcergli 8500 euro: la Procura chiede il giudizio immediato

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Il procuratore della repubblica di Modica, Francesco Puleio, ha chiesto al GUP il giudizio immediato nei confronti Sandro Pauselli, Alida Cecconi, Nunzio Alabiso, Vincenzo Cannizzo e Angelo Daniele Faldelli, mandanti ed esecutori materiali del sequestro, avvenuto lo scorso mese di maggio, di un imprenditore modicano e di un suo dipendente a scopo di estorsione.

L’accusa nel dettaglio è sequestro di persona, tentata estorsione e lesioni personali aggravate e continuate.

L’indagine partì, come detto, nel maggio del 2012, a seguito della denuncia delle due vittime che con una scusa furono avvicinate nel piazzale del Bar Fucsia del Polo Commerciale. Non appena arrivati sul posto, l’imprenditore e il suo dipendente scoprirono il vero scopo dell’incontro. I tre gelesi chiesero l’immediata consegna di 8500 euro come saldo dell’acquisto di alcuni macchinari effettuato dall’imprenditore anni prima presso la ditta perugina dei coniugi Pauselli. Al diniego dell’uomo, i tre li costrinsero a salire in macchina  e li condussero in un luogo isolato. Qui i tre sequestratori li aggredirono violentemente, prima di commettere un grosso errore: telefonarono nel capoluogo umbro dove a ricevere la chiamata c’erano appunto i due mandanti che furono rassicurati circa il buon esito dell’azione criminosa. Un errore fatale perché le cellule dei telefonini furono intercettate dalle successive indagini che permisero di risalire a Sandro Pauselli e Alida Cecconi come coloro che commissionarono il tutto.

Le due vittime furono lasciate andare con varie minacce anche di morte.

Invece di tenersi tutto dentro, i due superata la paura, andarono al commissariato di Via Cornelia a raccontare quanto accaduto. Le indagini della polizia, avevano portato lo scorso mese di dicembre  a quattro arresti, i due mandanti dell’aggressione e due dei tre picchiatori.

Il 15 gennaio invece le manette sono scattate per il terzo componente della spedizione punitiva, Nunzio Alabiso, gelese anche lui ma residente a Parma. I tre erano tutti vecchie conoscenze della giustizia ed usavano questo modus operandi per vivere. Con pochi soldi era possibile commissionare loro il recupero credito.