Vi è mai successo di ritrovarvi al centro di una stanza affollata sommersa da un assurdo chiacchiericcio e di sentirvi completamente sole? Come se all’improvviso intorno non ci fosse più nessuno e un occhio di bue stesse lì solo per illuminare la vostra presenza-assenza? Come se un urlo straziante vi partisse dalle viscere e risalisse fino alla gola per esplodere ma bloccandosi all’altezza delle corde vocali? Non posso essere la sola ad aver provato questa spiacevole sensazione quindi sono sicura che in questo momento molte di voi si staranno rivedendo in questo mio rapido ritratto. Perché ci succede? Perché ci sentiamo fuori luogo con certa gente o in determinati posti? E perché spesso questo ci accade anche con persone che conosciamo bene e in luoghi che siamo soliti frequentare? E’ un attimo! Ci assale il bisogno di chiudere gli occhi e teletrasportarci il più lontano possibile.
Mi sono persa in questi pensieri l’altra sera mentre tornavo a casa in macchina. Con me una coppia di amici innamoratissimi che si scambiavano dolci effusioni…
“Ma io che ci faccio qui?” mi sono ritrovata a chiedermi e mi sono resa conto che era almeno la millesima volta che mi ponevo quella domanda nel volgere di poco tempo. Così d’un tratto ho tagliato il filo che mi legava alla razionalità e sono volata via aggrappata ai miei soliti astratti palloncini colorati.
Sentirsi fuori luogo, in ogni luogo…o quasi. Quella solitudine che bussa alle porte dell’anima quando meno te lo aspetti; quella assurda quanto irresistibile voglia che all’improvviso ti prende di andare via…di lasciare a metà una cena, una festa, un aperitivo, un film al cinema solo per correre là dove il tuo cuore si trova veramente e ricongiungerti ad esso o, se non si può, semplicemente a casa, al riparo da occhi indiscreti in grado di scrutarti fino in fondo all’anima.
Da qualche parte ho letto che questa faccenda del sentirsi costantemente fuori luogo è una prerogativa delle grandi menti brillanti perché, come Schopenhauer ci ha insegnato, “Genio e follia hanno qualcosa in comune: entrambi vivono in un mondo diverso da quello che esiste per gli altri” mentre lo sciocco, in linea di massima, sta bene ovunque e con tutti…o si sforza di farlo, anche se gli costa fatica, solo perché teme il giudizio altrui.
Mi è capitato, in passato, ad esempio, di sentirmi fuori luogo al fianco di quelle amiche bellissime che attiravano le attenzioni dell’intero universo maschile circostante che sembrava quasi ignorare, o non gradire, la mia aleggiante eppur ingombrante presenza. Oppure in palestra dove, volente o nolente, dovevo utilizzare un abbigliamento che metteva in mostra le mie forme più di quanto non volessi. O ancora quando, da bambina, desideravo giocare con le compagne più grandi che però mi isolavano perché per loro ero troppo piccola.
E allora il sentirsi fuori luogo è una prerogativa delle persone speciali o semplicemente di quelle timide e insicure? E provare di tanto in tanto questa sensazione è un bene o un male? Può essere positivo che la mente ci mandi questi segnali d’allarme per invitarci ad evitare situazioni spiacevoli o sarebbe meglio che ci lasciasse fare?
Accidenti, quante domande! Mi sembra di essere tornata a 12 anni quando, con fiumi d’inchiostro, riempivo pagine e pagine del mio diario segreto e già all’epoca avevo deciso che “da grande” avrei voluto scrivere. L’obiettivo che mi prefiggo con questa rubrica non è, però, di dare risposte ma di sollevare riflessioni. Riflessioni comuni a tutte noi in modo da conoscerci un po’ meglio, senza timore di quello che potremmo scoprire.
Sbirciando un po’ su internet alla ricerca di qualche spunto su questo argomento ho trovato varie testimonianze. C’era chi racconta di sentirsi fuori luogo da sempre ma di aver trasformato questo disagio in un trampolino per lanciarsi in nuove avventure, chi ha risolto semplicemente imparando ad amarsi un po’ di più e preoccupandosi meno del giudizio degli altri, chi addirittura ne ha fatto una patologia e ha finito col rinchiudersi in casa senza voler vedere nessuno.
C’è una scena del kolossal Titanic in cui Rose non tollera più di stare a tavola con la madre e le altre nobildonne sulla nave. Si sente completamente fuori luogo, costretta in uno spazio e con persone che nulla hanno a che vedere con la sua vera essenza ribelle e quell’istante le serve per capire finalmente che non può consegnare le chiavi della sua vita ad un uomo che non ama. Lei alla fine trova Jack che la salva e tutti sappiamo come va a finire ma noi donne normali, che nella vita di tutti i giorni sarà difficile che incontriamo Di Caprio, ancora una volta non possiamo far altro che rimboccarci le maniche e salvarci da sole!
Io non conosco la soluzione al problema e francamente, per le ragioni sopra esposte, non so nemmeno se di un problema si tratta. Ma so quello che ho fatto quando mi è capitato di provare la sensazione di essere fagocitata da situazioni nelle quali non mi sentivo a mio agio. Al desiderio di diventare un fantasma ho risposto con l’ostentazione della me più intransigente. Ho indossato l’abito più comodo ma con il quale mi vedo più carina, mi sono truccata e sistemata i capelli, ho optato per quel tacco 10-12 riservato alle occasioni speciali che mi dà più sicurezza e sono uscita di casa per una passeggiata. Da sola. Senza scudi o caschi protettivi. Io e me stessa finalmente un po’ insieme a spasso per la città. E, in fondo, non sono una compagnia così spiacevole! Ogni volta, puntualmente, mi sono resa conto che non lo facevo da troppo tempo e che quasi non conoscevo più né me stessa né il posto in cui vivevo. E lì ho capito che forse quando stai veramente bene con te stessa non puoi sentirti fuori luogo in nessun luogo perché, semplicemente, il tuo luogo sei tu.