Enrico Trantino: “Questa non può più essere terra di conquista”

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Enrico Trantino è stato giovanissimo consigliere comunale di Catania e ha un corposo curriculum politico maturato negli ambienti della destra sociale siciliana. Ora è capolista al Senato per la lista “La Destra”, che in Sicilia ha il suo riferimento in Nello Musumeci.

 

La destra – intesa come coalizione – ha perso moltissimo terreno in Sicilia negli ultimi anni, fino a perdere il Governo della Regione, al quale peraltro era candidato il vicepresidente nazionale del suo movimento, Nello Musumeci. Cosa è successo e adesso come si farà a recuperare consenso?

Purtroppo si è assistito ad una progressiva disaffezione della gente, a causa di una scarsa offerta politica: anche alle regionali, la proposta e la personalità di spicco di Nello Musumeci non erano supportate da adeguati partner. Il fatto è che questa terra è stata considerata una terra di conquista, un serbatoio da cui prendere voti per poi dimenticarsi di portare gli aiuti necessari: al 61 a 0 di dieci anni fa non è mai seguito un rilancio della Sicilia e del suo sviluppo.

Resta però il fatto che la Sicilia è una terra con una forte vocazione di centrodestra, che ha solo bisogno di persone credibili e spendibili: personalmente ritengo di essere l’unico candidato che proviene dalla tradizione di destra e che si trova in posizione utile in questa tornata.

 

Qual è, in modo specifico, il programma de La Destra per la Sicilia?

In generale, poniamo un particolare accento sul rilancio delle condizioni per il lavoro: agevolazioni nel ricorso al credito, agevolazioni del mutuo sociale per l’acquisto della casa, partecipazione agli utili di impresa da parte dei lavoratori.

Per quanto riguarda la Sicilia, credo che si dovrà affrontare anche il problema finanziario della Regione e che sarà inevitabile ricorrere ad una destinazione di ulteriori fondi, rinegoziando con il Governo le previsioni attuali, affinché si possa garantire l’immissione di finanze liquide. Purtroppo la Regione è diventata uno stipendificio che, dovendo pagare i dipendenti, non è più nelle condizioni di investire nello sviluppo.

 

Qual è il livello di radicamento de La Destra in Sicilia e come si sta muovendo in questa campagna elettorale?

È ormai dal 2008 che siamo ben radicati in tutta la Regione, con sedi in ogni Provincia. Adesso c’è una base entusiasta, in fermento e molto motivata: abbiamo tutti la consapevolezza che si tratta di un appuntamento molto delicato, in cui si può riproporre e affermare un grande movimento di destra.

 

Ma quali argomenti si possono usare, oggi, innanzitutto per convincere la gente ad andare a votare?

Intanto bisogna partire dall’offerta politica: tra gli impostori che ci hanno fatto subire le ragioni delle banche e un centrosinistra orientato all’aumento della pressione fiscale, noi proponiamo una riduzione della spesa con conseguente diminuzione della pressione fiscale. Per il resto chi si presenta con La Destra ha come biglietto da visita la credibilità e l’affidabilità di chi è nato e cresciuto sempre nella stessa area politica, tenendosi lontano da ogni trasformismo e mantenendo la propria coerenza senza il bisogno di essere eletto a tutti i costi.