Il Comune di Ragusa che “resisteva” alla trasparenza

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Se non fosse una legge dello Stato di ben tredici anni fa, qualcuno potrebbe “accusare” di populismo il commissario straordinario di Palazzo dell’Aquila, che ha proposto un regolamento per la pubblicità della situazione patrimoniale dei consiglieri comunali e degli altri soggetti obbligati.

Sindaco, assessori, consiglieri, amministratori a qualunque titolo facenti parte di enti, organismi ed aziende in rappresentanza del Comune. Ed ancora direttori di entri strumentali dell’Ente, nonché delle società, fondazioni o altri enti partecipati del Comune. Per tutti l’obbligo di depositare, entro tre mesi dall’assunzione dell’incarico, una dichiarazione, con autocertificazione, concernente i dati di reddito e di patrimonio con particolare riferimento ai redditi dichiarati ogni anno, i beni immobili e mobili registrati come posseduti, le partecipazioni in società quotate e non quotate. Ed ancora la consistenza di investimenti in titoli obbligazionari, titoli di stato, fondi di investimento. Dovranno presentare anche l’ultima dichiarazione dei redditi, una dichiarazione concernente le spese sostenute e le obbligazioni assunte per la propaganda elettorale. Nel caso in cui questa sia stata a carico del partito deve essere attestato. Al punto tre del regolamento, c’è l’obbligo di presentare una dichiarazione che concerne la situazione patrimoniale e la dichiarazione dei redditi del coniuge e dei componenti del nucleo familiare. Se questi non vorranno, l’amministratore dovrà presentare apposita dichiarazione. Ogni anno, entro un mese dalla scadenza del termine utile per la presentazione della dichiarazione dei redditi, gli amministratori, ossia tutti i soggetti a cui è rivolto il regolamento, dovranno depositare un’attestazione concernente le variazioni patrimoniali e la copia della nuova dichiarazione dei redditi.

La dichiarazione viene pubblicata, annualmente, all’inizio e alla fine del mandato, sul sito internet del Comune. Chi non rispetta tale obbligo rischia sanzioni pecuniarie da due a ventimila euro. Se è un assessore, dopo una serie di “richieste” andate a vuoto, il sindaco revocherà la delega; stessa cosa per chi amministra società per conto del Comune. Nel caso dei consiglieri si può arrivare alla “censura”.

Chi potrà ottenere i dati? Tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali del Comune: basterà una richiesta al segretario generale.

Perchè tale obbligo non è mai stato rispettato, a differenza di quanto avviene in altri Comuni d’Italia? La risposta è semplice: il regolamento “attuativo” non è mai stato esaminato ed approvato dal consiglio. La parola, adesso, passa ai trenta di Palazzo dell’Aquila.

[Fonte: Giornale di Sicilia]