A dire il vero anche a me quando ho pensato a questo nome, è venuto da sorridere, anzi no, proprio da ridere. Dunque ridete pure voi, e poi faccio una precisazione: il lato B non è ciò che nell’immediato viene in mente.
Diciamo che il mio lato B, è si il retro, ma il retro-pensiero.
A me durante una giornata, passano in mente tanti pensieri, come d’altronde a tutti voi. Pensieri che potrebbero tranquillamente aver voce se, e solo se, non si intromettesse il retro-pensiero che frena la lingua. E così ogni giorno si torna a casa, un pizzico frustrati per ciò che si sarebbe voluto o potuto dire, e che invece si è preferito tacere.
Ma poi perché lo facciamo? Nel mio caso tengo a freno la lingua perché spesso temo di dire ciò che penso ma in modo inopportuno, dunque preferisco stare in silenzio, prender tempo… ma poi il tempo ci scappa di mano e rimane il rammarico di non aver avuto la risposta adeguata da poter pronunciare nell’immediato. Gli esempi si potrebbero sprecare, dalle incomprensioni professionali, alla presunzione di molti saccenti che pensano di custodire il “verbo” insieme alla verità.
Così mi sono ripromessa di scrivere su questo blog episodi che accadono a me o a coloro che me li vorranno raccontare, e farli miei, immaginando non di dare le risposte ritenute adeguate, ma almeno di sottoporvi alcune vicende assurde, su cui si preferisce sempre tacere.
Per esempio, chi mi conosce sa perfettamente che io e la tecnologia, segnatamente tutto ciò che ha a che fare con il pc, siamo universi paralleli che non vivono assolutamente in simbiosi.
Riesco a capire Fb, degli altri social non ho competenza.
Ma un giorno, sento uno strano segnale dal pc dove lampeggiava sul desktop una finestrella con su scritto skype. Ricordo di avere questo programma e così vado a vedere chi mi scrive. Il nome evidenziato è quello di un mio caro amico e così comincio tranquillamente a chattare e a rispondere alle sue domande, alcune inusuali, ma che nel discorso relativo all’organizzazione di un fine settimana da trascorrere insieme ci stavnno pure. Poi mi chiede il numero di cellulare e io ritengo, nella mia assoluta buona fede, che forse non lo ha a portata di mano, così lo chiamo direttamente io, ma non mi risponde. Allora gli scrivo, sempre sulla finestrella di skype, il numero richiesto. Trilla il telefono, sento la voce non propriamente limpida, ma sapete lui abita in una zona dove la linea è po’ disturbata: dunque ci sta! Dopo qualche convenevole mi rendo conto che è uno sconosciuto, soltanto omonimo del mio amico. Dunque: uno sconosciuto, residente a Ragusa, che cerca un po’ di compagnia e, pur non conoscendoci, avrebbe gradito qualche ora insieme. Non vi nascondo che ho faticato qualche minuto per indurlo a chiudere la conversazione senza apparire una sprovveduta o una maleducata. Ma alla fine ce l’ho fatta.
Morale? A parte essere un po’ migliori di me nel gestire il pc, soprattutto non tenersi dentro ciò che spontaneamente vien da dire, perché per le ore successive a questa telefonata, il cui contenuto preferisco tenere silente per le stupidaggini espresse dall’altro interlocutore, ho ipotizzato tanti modi di rispondere in modo piccato alle sue richieste, ma non l’ho fatto, chiudendo soltanto la conversazione e…basta!
Oggi mi è tornato alla mente questo episodio e così vorrei rispondere ciò che in quella telefonata ho taciuto. Mi sembra assurdo, soprattutto per gli adulti, cercare forme di compagnia talmente insulse tramite una chat. Con questo non voglio condannare le chat che per gli adolescenti sono proprio carine, e lo sono anche per i ragazzi, ma per gli adulti, scusatemi, mi appaiono ridicole. Mi fa tristezza – ecco come avrei voluto rispondere – sapere che un uomo di mezza età o anche poco più giovane si metta davanti ad un monitor in cerca di una persona che possa assecondare le sue voglie, anche solo quella di parlare… poi non si capisce di che. E’ vero anche – come le statistiche confermano – che le chat hanno fatto sbocciare amori e passioni, hanno addirittura minato la stabilità di coppie e istigato tradimenti. E questo ci sta perfettamente, ma sentire uno sconosciuto ansimare al telefono (che peraltro gli ho dato stupidamente e negligentemente io) mi ha proprio tanta tristezza.
Ecco “contatto durato dieci minuti”, ti voglio dire oggi, diversamente da un mese fa, che sei un uomo triste.
Ovviamente ho subito riferito questo episodio ai miei amici più cari che, gentilmente non si sono espressi (dunque anche loro hanno preferito tacere), proprio perché la legge non ammette ignoranza. E io so di esserlo tanto!