Nino Minardo: “Anche il PdL deve ripartire da una nuova generazione politica”

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Nino Minardo è nato a Modica 35 anni fa, è sposato con Giulia Di Martino ed è padre di tre figlie, Nina, Maryam e Bianca.

Dopo la laurea in Scienze Politiche a Catania, avendo già ricoperto l’incarico di coordinatore regionale dei giovani universitari di Forza Italia, è stato nominato Assessore al Turismo della Provincia di Ragusa e Presidente dell’Aapit. Successivamente ha ricoperto la carica di Presidente del Consorzio Autostrade siciliane. 

Nel 2006 si è candidato alle elezioni regionali, senza riuscire a vincerle e nel 2008 è stato collocato in posizione utile (dodicesimo), per l’elezione alla Camera. In questi anni a Roma è stato componente della “Commissione Lavoro” e della “Commissione d’Inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari e regionali”.

Ora il PdL lo ha collocato al quarto posto nella lista per la Camera (dopo Antonio Martino, Stefania Prestigiacomo e Giuseppe Castiglione), garantendogli nuovamente l’elezione.

 

 

Lei stesso nei mesi scorsi è stato molto critico nei confronti del PdL e di certo non è un simbolo sotto cui si sta “comodi” di questi tempi: tuttavia è ancora in questo partito che sente pienamente identificata la sua linea e la sua azione politica? Cosa dice agli elettori per convincerli che questa scelta è ancora valida?

Penso che in questo particolare momento non ci sono simboli di partiti in cui si sta “comodi”, dobbiamo guardare in faccia la realtà: la gente è stanca e disaffezionata alla politica in generale, fattore questo da non sottovalutare assolutamente. Anzi dev’essere il punto di svolta e di evoluzione per offrire alla gente un nuovo modo di fare politica, lontano dai vecchi steccati dei partiti e della politica, lontano dal populismo spiccio che produce “antipolitica”, che ingenera appunto disaffezione e allontanamento dalle istituzioni. Le mie critiche costruttive nei confronti del PdL sono state queste; ho mosso un’autocritica partendo dagli errori commessi, con il confronto ed il dialogo all’interno del partito stesso: i partiti sono fatti di uomini ed è per questo che le cose si affrontano, si discutono e si cerca di risolverle sempre dall’interno continuando il percorso con coerenza e coesione, fattori che da sempre hanno contraddistinto la mia appartenenza partitica. Si è avvertita in questi mesi l’urgenza di ripartire creando una nuova generazione politica, intesa non solo e non tanto in senso anagrafico ma delle idee e delle finalità. Ed è in questo partito che posso pienamente identificare la mia linea ed azione politica a fianco di persone che vogliono anche questo e sono certo che gli elettori comprendono.       

Dieci anni fa la Sicilia fu la terra del 61 a 0. L’ultima consultazione elettorale – quella delle regionali – ha portato la vittoria del Pd, ma anche un’ascesa verticale di Grillo e un fortissimo astensionismo. Cosa è successo al centrodestra in Sicilia e lei come intende partecipare – eventualmente – alla sua ricostruzione?

Da quel 61 a o sono passati 10 anni e molte cose sono cambiate. Ma non è solo questo. C’era un sistema elettorale diverso, maggioritario e non proporzionale, ed un’evoluzione dei fatti politici a volte controproducente al partito stesso: le scissioni, Fini e Miccichè, che peraltro alle regionali erano contro di noi e i fattori che lei ha citato sono state sicuramente alcune delle cause che hanno determinato questi risultati, l’astensionismo ed il trionfo della voglia di protesta contro chi ha governato affidandosi magari a quello che è stato ritenuto il “nuovo” dagli elettori, ovvero Grillo. Non nascondendo il fatto che all’interno del PdL potevano esserci delle divisioni ed incomprensioni, il risultato delle regionali ci ha fatto capire che comunque il PdL c’è e che oggi ha tutte le potenzialità per vincere continuando un percorso costruttivo, che auspico da diversi mesi, partendo, come ho detto prima, dagli errori commessi e puntando a dare risposte concrete alle domande ed ai bisogni più urgenti della comunità. E’ questa la nostra ricostruzione e ripartiamo da un siciliano, Angelino Alfano, giovane 40enne con il quale è possibile una vera e profonda rigenerazione che porti alla politica che affronti i problemi veri con vero e fattivo impegno.

In generale tra i provvedimenti dei Governi Berlusconi e Monti che lei ha sostenuto e in particolare tra le proposte di legge di cui lei si è direttamente fatto promotore, di quali ritiene di voler ricordare la validità? Ce ne sono alcuni di cui avrebbe preferito vedere la fine entro questa legislatura e che invece non sono andati a buon fine?

Sono diversi gli interventi e le proposte di legge di cui mi sono fatto promotore in questi anni e che vale la pena ricordare. In primo luogo i finanziamenti Cipe ottenuti dalla provincia di Ragusa attraverso i quali alcune opere sono state finanziate e appaltate, mi riferisco al parcheggio interrato di piazza del Popolo a Ragusa, al rifacimento dell’arredo urbano del centro storico di Acate  e di alcune strade di Monterosso Almo. Non dimentichiamo gli importanti finanziamenti del Ministero dell’Ambiente per il recupero della fascia costiera della provincia di Ragusa di cui 2 milioni 700 mila euro sono andati a Scicli. Alcuni lavori sono già appaltati ed in altri casi i progetti sono in itinere così come la fascia costiera del Comune di Vittoria. Voglio ricordare ancora l’istituzione della Tenenza dei Carabinieri a Scicli e finanziamenti a favore di scuole, impiantistica sportiva e manutenzione di arterie per le quali da tempo si chiedeva massima attenzione in termini di sicurezza e buona percorribilità. Tra le proposte di legge per le quali non c’è stato il tempo di concludere l’iter, c’è sicuramente quella sui centri storici riguardo ad agevolazioni fiscali e tributarie per la salvaguardia, la riqualificazione e la tutela degli stessi e la valorizzazione del patrimonio immobiliare anche attraverso l’uso di materiali tipici locali. Un discorso questo che, se mi sarà possibile, porterò avanti nella prossima legislatura. Interventi per le infrastrutture sono stati al centro della mia attività parlamentare con l’unico obiettivo di far uscire la nostra provincia dalla sua marginalità geografica, che ostacola lo sviluppo e la crescita del territorio ibleo che ha notevoli risorse ma sfruttate in minima parte proprio per mancanza di infrastrutture, stradali, ferroviarie, aeroportuali che impediscono il suo rilancio. Tra i provvedimenti da me sostenuti nel corso del Governo Berlusconi, da sottolineare gli interventi per i giovani: facilitazioni per le nuove imprese e fondo di garanzia per le giovani coppie per l’acquisto della prima casa; tagli ai costi della politica; meno burocrazia, fondo di garanzia per PMI, Iva di cassa, moratoria debiti imprese, federalismo fiscale.

 

In questi anni di crisi, di rigore e di tagli, la Provincia di Ragusa ha subito non pochi “scippi”. Quello della Provincia stessa, quello del Tribunale di Modica, ora è molto vicino quello dell’aeroporto di Comiso… Come ha vissuto, da parlamentare, queste decisioni?

E’ ovvio che queste decisioni non sono vissute bene. Per quanto riguarda la Provincia ancora nulla è certo ma a fronte di ciò ho presentato un ordine del giorno sul riordino delle province che impegna il Governo a valutare interventi al fine di assicurare l’invarianza dei servizi ai cittadini e una distribuzione uniforme degli uffici e dei servizi affinchè il territorio interessato al riordino mantenga la sua identità. Non solo l’odg ma tante iniziative per difendere la storia e l’identità del nostro territorio come ad esempio la raccolta di firme, oltre 5000, effettuata a luglio in tutte le piazze della provincia. Continuando il discorso sulle infrastrutture e nello specifico sull’aeroporto di Comiso, le ultime notizie riguardo al piano aeroporti del Ministro Passera conferma l’assoluto disinteresse verso la struttura aeroportuale ma è comunque impensabile che una struttura pronta, per la quale sono stati spesi milioni di euro, possa rimanere nell’elenco delle opere realizzate e non rese operative; è ovvio e su questo non ci possiamo nascondere dietro ad un dito, che in un momento di forte crisi, di tagli e quant’altro, lo Stato non può portare avanti una struttura del genere: non a caso infatti  in un mio recente intervento ho sostenuto l’importanza di aprire a capitali privati, puntando su risorse possibili che vengano appunto da imprenditori, italiani o stranieri, che hanno voglia di investire le proprie risorse in questo scalo “nodale” per l’area del Mediterraneo. E comunque a fronte dei cosiddetti “scippi” nei confronti della provincia di Ragusa voglio sottolineare la mia onestà intellettuale in base alla quale ho sempre detto le cose come stanno a differenza di altri che hanno cavalcato “battaglie” solo ed esclusivamente per demagogia e populismo spiccio, che come ho detto prima, ingenera disinteresse e poca fiducia.