Ora che è arrivata la firma sull’accordo di transazione con l’Università di Catania sono tutti felici e contenti. Un po’ come gli studenti, i nostri politici locali sembra che abbiano fatto gli esami e, incassato il risultato – ascrivibile a pochi, cioè ai commissari di Comune e Provincia – si professano adesso tutti “soddisfatti”.
Resta da capire perché tentano di prendersi meriti e visibilità. Sarà forse per la campagna elettorale? Ma oltre ad approvare, ormai giocoforza, una proposta transattiva che quella era, cosa hanno fatto per realmente aiutare l’Università in provincia di Ragusa e segnatamente nel capoluogo?
Come non ricordare quanto accaduto alla Provincia quando, ormai in scadenza, molti gruppi consiliari dell’allora maggioranza preferirono ridurre i fondi per l’Università all’interno del bilancio, per spostarli invece su voci più facilmente gestibili. Peccato che la Regione congelò le elezioni provinciali. E così tutti i patrocini concessi alle varie sagre di paese, in base alla provenienza del consigliere provinciale che faceva da “sponsor”, sono ormai un lontano ricordo.
E al Comune? In bilancio hanno messo i soldi, quelli che potevano, ma non si è creata una concreta politica per pensare ad Ibla come una vera cittadella universitaria. Basti pensare che gli studenti hanno avuto modo di lamentarsi anche del semplice trasporto urbano, le cui corse non coincidevano mai con gli orari di inizio delle lezioni. E così chi deve andare da Ragusa superiore a Ibla, preferisce farlo a piedi piuttosto che aspettare autobus che non rispettano le tabelle di marcia. Meglio allora nascondere queste problematiche e come sempre in politica, dissimulare.
Nel giorno in cui l’Ateneo di Catania ha firmato l’accordo transattivo, abbiamo registrato tante soddisfazioni. Tra queste quella del presidente del Consiglio comunale di Ragusa, Pino Di Noia. Non si è capito se ha parlato a suo nome o a nome di tutto il Consiglio. L’importante è finire sui giornali. Di Noia dice che “è stato un percorso tutto in salita ma alla fine siamo riusciti a tagliare il traguardo”. E per quello che è di un’evidenza così evidente… si doveva scomodare il presidente del Consiglio per farci sapere che siamo arrivati al traguardo? Nella sua nota Di Noia dice anche che ognuno dovrà fare la propria parte, ma dimentica di dire quale sarà la sua. In attesa che ci faccia sapere, in questa festa dell’ovvio e dello scontato, anche Territorio ha detto la sua e ha espresso, manco a dirlo, soddisfazione. Addirittura il coordinatore cittadino Vito Frisina ci fa sapere che “i consiglieri di Territorio (ma tra questi non c’è anche Di Noia? Parla due volte al giorno?) assieme al deputato ibleo Dipasquale vedono di buon occhio il via libera per la transazione”. Quantomeno adesso siamo più sereni, anche loro vedono di buon occhio, possiamo dormire sonni tranquilli.
E lo possiamo fare perché è arrivata anche la soddisfazione dell’on. Orazio Ragusa dell’Udc. Ci fa sapere che esprime “soddisfazione” e che la facoltà resterà nel capoluogo ibleo. Ma questo, in fondo, lo sapevamo anche senza che ce lo dicesse lui. Poi ci dice anche che si è “battuto perché la nostra provincia e i nostri studenti non potevano essere privati di un loro diritto e di un bene così prezioso”. Dove e in che sede si sia battuto fino allo strenuo per salvare l’Università iblea non è dato saperlo ma sappiamo, da lui, che lo ha fatto. Si sarà consigliato, immaginiamo, con la sua collega di partito Sonia Migliore che appena qualche giorno fa aveva fatto tremare i polsi ai poveri giornalisti delle redazioni annunciando un “comunicato stampa urgente”. E che cosa aveva di urgente? La voglia di finire sui giornali annunciando scenari apocalittici, paradossi iblei e fili di rasoio, salvo poi appellarsi alla clemenza dell’Ateneo catanese. Poi l’appello “forte, chiaro e urgente affinché ci si possa attivare presso l’Ateneo catanese al fine di una positiva risoluzione della questione”. Oh, l’avranno sentita!