La Sicilia torna fa scuola: sarà l’unica regione d’Italia dove si tornerà a votare per eleggere i presidenti e i consiglieri delle nove provincie.Mentre nel resto d’Italia si va per mari e monti nel tentativo di ridurre i costi della politica, nello scrigno dell’isola del tesoro c’è poco spazio per la spending review avviata dal premier dimissionario salito il politica. “Le Province non vogliamo abolirle ma riorganizzarle e questo si può fare anche dopo il voto”, ha detto il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, secondo cui le province vanno difese perché “luoghi di democrazia e rappresentanza dei cittadini”. Una dichiarazione – questa – che ha indotto il deputato regionale del PD Antonello Cracolici a prenderne le distanze, affermando di non comprendere l’atteggiamento della Giunta regionale. “Si discuteva di riforme, di scioglimento, e invece – ha aggiunto l’ex capogruppo dei democratici all’Ars – resta tutto com’è?”. Insomma, uno scenario confuso che non aiuta ad affrontare il problema, nè a motivare ai cittadini quelle che sinora – a proposito della abolizione o riorganizzazione delle province . sono state decisioni (scioglimenti/commissariamenti) quantomeno avventate. La revisione delle spesa è cosa seria, va affrontata conti alla mano e con la redazione di un “ipotetico” business plan sugli obiettivi che si vogliono raggiungere. La confusione, gli annunci ad effetto, i facili entusiasmi, quindi i passi indietro assumono i connotati di uno scherzo di pessimo gusto e di un imperdonabile errore di valutazione.